Ci censuriamo, stuprando giornalmente la nostra libertà di pensiero. Il caso di Filippo Facci ne è l'esempio.
Non ci sono più parole, disse Giuliano Ferrara e ha ripetuto Filippo Facci. E la realtà è esattamente questa: mancano le parole per descrivere il momento storico che stiamo vivendo, anche e soprattutto perché le abbiamo utilizzate pressocché tutte, e finiremmo inevitabilmente col ripeterci senza ottenere alcunché.
Non ci sono più parole, o meglio ci sono e sono sempre le stesse. La parola d'ordine, all'indomani soprattutto del provvedimento disciplinare preso dall'Ordine dei giornalisti della Lombardia nei confronti di Facci, è: libertà.
Lo è per due motivi. In primis, perché la stiamo svendendo, col compiacimento di coloro che ogni 25 aprile (almeno) si stracciano le vesti ricordando i nonni che hanno combattuto decenni fa per abbattere una dittatura, ma che oggi sono tremendamente tiepidi, se non inesistenti, nella condanna di coloro che minacciano le nostre vite e il nostro stile di vita. Pare sia difficile, se non impossibile, coniugare al termine terrorismo l'aggettivo islamico. Pare impossibile prendere atto della natura dell'Islam, per così dire distante da quella occidentale, caratterizzata, seppur con mille difetti, dalla democrazia e dalla libertà di pensiero e di scelta.
Avviene questa svendita al ribasso nel momento in cui, sorridendo e canticchiando John Lennon, ci diciamo disposti a fare a meno di un pezzettino della nostra privacy (che è sinonimo di libertà) senza però inquadrare l'origine vera del problema, per risolvere il quale facciamo gli eroi a senso unico. Praticamente ci riempiamo la bocca di infiniti buoni propositi, mantenendo ben saldi sulle nostre teste i paraocchi che non consentono di agguantare il toro per corna. Perché pensiamo che lo Stato Islamico dell'Isis sia un cancro in via di guarigione, e che una volta debellato il più sia fatto. E' dunque un problema distante anni luce dal nostro nido occidentale, che però, non sappiamo come, cola sangue e grida aiuto. Mai, dico mai, è stato possibile mettere in discussione serenamente il modello multiculturale che ha portato molti luoghi europei a vivere uno stato di effettiva anarchia. Al sottoscritto, che oltre a scrivere su questo magnifico blog si diletta nel fare giornalismo su un quotidiano toscano (linealibera.info), sono state recapitate accuse di razzismo (facendo riferimento ad una presunta volontà di far trionfare una certa razza bianca) per il sol fatto di aver criticato congiuntamente gli sbarchi infiniti di clandestini e la non volontà di affrontare seriamente la questione dei rapporti tra Islam e Occidente.
E qui veniamo al secondo punto. Il signor Filippo Facci, al netto dell'opinione che ognuno di noi può avere sulle sue idee, è stato censurato pesantemente per aver rivendicato il proprio diritto ad odiare qualcuno o qualcosa (nello specifico Islam e islamici). Non è libero di odiare, e questo pone alla nostra attenzione un paio di questioni. E' letteralmente assurdo censurare un sentimento, come l'odio, non essendo questi ultimi comandabili. Inoltre, tutti sappiamo che un eventuale odio espresso nei confronti di qualsiasi altri soggetti o cultura non avrebbe fatto scandalo. Ed è per questo motivo che la parola d'ordine libertà rimane al centro del nostro mondo ma in maniera distorta: la stiamo stuprando a turno senza darle tregua.
Non mi frega niente, in questo momento, di analizzare il Corano, Maometto o chi prega Allah in Occidente. A me interessa far notare che, mentre subiamo un particolare procedimento di annichilimento per il quale scompaiono crocifissi dalle scuole e salami dalle mense, noi siamo solo capaci di reagire zittendo chi osa mettere in dubbio la bontà di tutto questo.
Non ci sono più parole. Non ho più parole.
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