Minniti, recandosi in Libia, sta facendo la cosa giusta. Ma chi ci renderà i 1000 giorni del Renzi?
Facciamo finta che l'attesa aumenti davvero il piacere, anziché essere semplicemente una gran rottura di scatole. E che certe (mezze) scurrili espressioni possa permettermele perché qui sono a casa mia. Concedetemi tutto questo e andiamo a capo.
Se da un lato abbiamo votato in massa contro la riforma costituzionale del Renzi, e contemporaneamente al suo modo di intendere il governo e la gestione del potere, dall'altro ci siamo ritrovati con un governo sostituto che, grosso modo, ricalca perfettamente quello precedente. Padoan non ha fatto miracoli né li farà: il punto è che nessuno glieli ha mai chiesti.
Assistiamo però oggi ad una piccola, ma piacevolissima, svolta intrapresa dal nuovo governo, capitanato in quest'avventura da un ministro Minniti che, dopo la rivelazione dell'identità dei carabinieri che hanno ammazzato il terrorista islamico a San Giovanni, e che lo scrivente ritiene una gaffe imperdonabile, ingrana la quarta e si reca in Libia per stringere un fondamentale accordo bilaterale col governo libico riconosciuto dalla comunità internazionale.
Scopo di tale viaggio è mettere la parola fine agli sbarchi di clandestini provenienti dalla vecchia Libia di Gheddafi, e l'unico modo per tentare di ottenere un miglioramento è stringere la mano al presidente libico chiedendo che egli stesso si impegni affinché dalle sue coste smettano di partire queste centinaia di barconi. Imitare Berlusconi, in poche parole.
Ma allora, a rigor di logica, un'emergenza sugli sbarchi di clandestini esiste! Perché il sottoscritto, ma non vorrei sbagliarmi, non ricorda nei mille giorni del Renzi l'uso del termine emergenza o rimpatrio o accordi bilaterali. Il che può significare solo due cose: che il problema si sia posto solo dal 4 dicembre, oppure che esisteva anche prima, ma il precedente governo non aveva i giusti attributi per affrontare di petto e come si deve l'intera questione. E per attributi non intendo presentarsi in Europa con le lacrime agli occhi elemosinando flessibilità, un po' per l'accoglienza e un altro po' per i terremotati (tale flessibilità corrisponde, alla fine dei conti, in altro debito). Per attributi intendo voltare le spalle all'Europa e guardare verso sud, verso il paese da cui tutti è iniziato e dove avviene la tratta degli esseri umani. Togliersi le castagne dal fuoco da soli, tanto per capirsi.
Minniti ha fatto ciò che Alfano non era in grado di fare, sia per carattere personale, sia per competenze personali. L'attuale ministro dell'interno ha un curriculum pazzesco, obiettivamente unico. Il caro Alfano, al contrario, ha sempre vissuto di luce riflessa, piazzato nei governi da quel Berlusconi che credeva di crescere un figlio, il quale si è poi rivelato un comune traditore.
Chi ci restituirà quei mille giorni di governo Renzi durante i quali, alla luce dei fatti odierni, niente è stato fatto per porre un limite agli sbarchi? Abbiamo concluso il 2016 con oltre 180mila clandestini sbarcati e circa 5mila affogati nel Mediterraneo. Un risultato osceno, ultimo di una lunga serie di fallimenti collezionati dalla cricca renziana.
Pur non vedendo di buon occhio il governo di Gentiloni, possiamo solo sperare che il ministro Minniti prosegua a testa bassa sul sentiero che ha già tracciato.
Fermare gli sbarchi è l'unico modo per dare porre un limite ad una situazione ormai satura.
Per fortuna l'ha capito anche la sinistra.
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