Terremoto: basta piangere sul latte versato. Assumiamoci le nostre responsabilità.
La domanda è la seguente: a forza di terremoti, noi italiani siamo destinati a scomparire dalla faccia del pianeta? No, è evidente. Eppure siamo afflitti dal solito problema che ci riguarda (quasi) sempre in casi di problemi o catastrofi: il piagnisteo fine a sé stesso.
Starò per esprimere concetti (forse) fuori luogo vista l'immane catastrofe. Starò andando contro corrente (forse) un po' troppo, rischiando di non farcela a combatterla da solo. Starò rischiando le feroci critiche dei poliziotti del pensiero politicamente corretto. Me ne fotto. Perché non sopporto che dopo un terremoto si pianga non tanto per i morti o le abitazioni rase al suolo. No, dopo un terremoto si piange perché lo Stato non ha fatto di tutto per scongiurare il pericolo del terremoto e, addiritura, non ha messo in sicurezza le abituazioni di sessanta milioni di persone che popolano questo paese. Ecco perché me ne fotto del polticamente corretto. Perché, lo ripeto, l'altro giorno, dopo l'ennesima scossa e l'ennesima tragedia, un cittadino de L'Aquila è stato intervistato e si è lamentato di non aver ricevuto la sua vecchia casa completamente ristrutturata e resistente alle scosse (ovviamente tutto a spese dello Stato), nonostante egli alloggiasse da anni in quelle palazzine che Berlusconi e Bertolaso fecero costruire in tempo record.
Un conto sono gli edifici pubblici, vedi le scuole, che devono esser mantenute in certe condizioni dallo Stato. Se crolla una scuola, dopo che Renzi ha promesso la ristrutturazione anche delle tazze dei cessi dei bagni dei bidelli (o, come vengono chiamati dai poliziotti, corpo non insegnante. Entro il quale entrerei anche io che sono un giornalista-studente, poi anche un ingegnere e anche un barbone), la protesta indignata è giusta e doverosa. Bisogna fare le pulci a chi chiede i nostri voti promettendo mari e monti. Ma la rabbia riversata contro il sottosegretario a-non-so-che-cosa per l'abitazione di duecento anni fa che ovviamente si è accartocciata su sé stessa, io proprio non la digerisco. Ci siamo dimenticati delle case fatte costruire ai piedi del Vesuvio tanto per risparmiare un po' di quattrini?
Siamo responsabili personalmente per ciò che facciamo e per le decisioni che prendiamo, oppure abbiamo il diritto di delegare tali responsabilità ad un soggetto terzo, che per l'odiosa antipolitica che imperversa in Italia da qualche anno è pure impossibilitato a difendersi? Colpevole fino a prova contraria, signor giudice. E che sarà mai, tanto-guagnano-quindicimila-euro-al-mese-sti-ladri. E via dicendo, fino ad addebitare al governo la colpa del terremoto, perché con quello stipendio il Renzi potrebbe permettersi anche la palla di vetro.
Un governo serio, pronto a prendere decisioni impopolari, effettuerebbe un censimento di tutte le abitazioni, ponendo l'asticella su una certa data (chessò, il 1980). Tutte le abitazioni tirate su prima di tale data saranno ritenute non conformi alle comuni norme sulla sicurezza sismica, dunque dovranno subire ristrutturazioni che verranno valutate da tecnici inviati dal Comune. I costi dei lavori verranno sostenuti in parte dal proprietario e in parte dallo Stato in base all'ammontare dell'indicatore di ricchezza scelto per l'occasione (dichiarazione dei redditi? Isee?)
Ché per mantenerci e viziarci abbiamo i genitori. Lo Stato deve comportarsi diversamente, e talvolta anche prenderci a sberle.
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