In Pakistan sono state uccise 70 persone perché erano cristiani.
Dobbiamo decidere se le stragi perpetrate dai terroristi islamici siano da ricondurre alla religione e cultura islamica, oppure da ridurre ad azioni violente ad opera di pazzoidi che si nascondono dietro una fede e al suo dio. Questa distizione è fondamentale poiché se fosse vera la prima ipotesi dovremmo affrontare un problema infinitamente più esteso rispetto a se fosse invece vera la seconda. Insomma, un conto è doversi difendere da una cultura che raccoglie centinaia di milioni di persone, un altro conto è difendersi da dei singoli casi di criminalità.
La risposta ce la fornisce l'ennesimo attentato terroristico di matrice islamica avvenuto a Lahore, in Pakistan, dove hanno perso la vita settanta persone accomunate dall'essere fedeli cristiani. Dunque soggetti che non fanno parte dell'Occidente brutto e cattivo che bombarda il Medio Oriente e che per questo si merita (a detta di molti intellettuali e vignettisti nostrani) di essere terrorizzato tramite attacchi terroristici perpetrari dai figli di Allah incazzati, no, difatti queste settanta vittime fanno parte della minoranza di 2.800.000 cristiani che eroicamente resistono nella Repubblica islamica del Pakistan nonostante siano costantemente vessati con stragi di questo tipo e leggi statali grazie alle quali vengono imprigionati per reati di opinione o addirittura condannati a morte (come è accaduto ad Asia Bibi per aver sostenuto la superiorità del Vangelo sul Corano). La tesi secondo cui questo terrorismo è reattivo e non aggressivo, che quindi è paragonabile ad una specie di difesa, crolla come un castello di sabbia difronte a fatti di questo tipo.
Oltretutto, interessante a tal fine è la decisione del Consiglio esecutivo islamico di Bruxelles (che rappresenta l'islam moderato presso le istituzioni) di impedire a tutti gli imam della capitale belga di celebrare una preghiera per le vittime dell'ultima strage, poiché solo i musulmani possono godere di tali preghiere in quanto credenti, mentre tutti gli altri no, in quanto miscredenti. Magdi Cristiano Allam spiega infatti che la prima Sura del Corano, che corrisponde al Padre Nostro, non può essere indirizzata a chi non è musulmano, poiché infatti recita nel finale "Guidaci sulla retta via, la via di coloro che hai colmato di grazia, non di coloro che sono incorsi nella tua ira, né di coloro che vagano nell'errore". Tutti i teologi islamici concordano nell'affermare che tale frase vale come condanna verso coloro che non sono islamici, i miscredenti, mentre eleva come soggetti superiori i credenti musulmani. E stiamo parlando di un versetto che viene ripetuto diciassette volte nel corso delle cinque preghiere giornaliere obbligatorie
La morale della favola, in risposta al nostro quesito iniziale, è che non esiste un islam moderato, poichè il testo sacro da cui attingere è il solito per tutti, il quale rappresenta Allah stesso, e il profeta di cui ammirare le gesta è allo stesso modo il solito per tutti. Nel Corano sono presenti dei chiari versetti che esortano i fedeli musulmani ad odiare o sottomettere i miscredenti ebrei e cristiani, e Maometto stesso ha sterminato o sottomesso migliaia di ebrei e cristiani, i quali avevano salva la vita a condizione di pagare una tassa, la jizya. La fonte della violenza che stiamo subendo oggi, ma che i cristiani subiscono ovunque nel mondo dalla notte dei tempi, risiede nel Corano e in ciò che maometto ha detto e ha fatto durante la sua vita.
Se esistono musulmani moderati? Certo che sì, ma si tratta di persone che hanno deciso di non porre al centro della propria vita il Corano e le sue leggi, facendosi quindi condurre dalla razionalità.
Ogni giorno ci vengono fornite nuove prove di tutto questo. Spetta a noi il compito di assimilarle e di divulgarle.
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