Bruxelles sotto attacco. Se è l'Islam l'origine del male.
Ci ritroviamo ancora una volta a piangere i morti di un attentato perpetrato da terroristi islamici. Questa volta è toccato al Belgio, a Bruxelles, la capitale d'Europa, ieri era stata la volta di Parigi e domani di un'altra città occidentale, su questo non ci sono dubbi. Il cordoglio che noi proviamo per l'accaduto è assolutamente umano, così come la paura dovuta al terrore che la prossima volta capiti a noi, il panico invece dobbiamo assolutamente tenerlo a freno, ma tutti questi sentimenti devono esser messi in un cassetto per lasciare posto alla razionalità fredda che ci permetterà di capire quale sia il problema, perché continuiamo a subire senza riuscire a difenderci e, quindi, mettere a fuoco le misure necessarie per porre fine al periodo di terrore che stiamo vivendo.
In ordine. Il problema, è del tutto evidente, è rappresentato dalle cellule di terroristi islamici che si annidano nelle nostre città, muniti di passaporto regolare, che quindi si muovono con disinvoltura per le città senza destare sospetti, e possono recarsi all'estero e tornare in Europa senza alcun problema. Le azioni violente perpetrare da questi gruppetti sono sostanzialmente imprevedibili, poiché è proprio grazie alla libertà d'azione di cui queste persone godono e al numero ristretto di persone che compone tale cellula, che scovarli prima di un attentato è come cercare un ago in un pagliaio.
Ma se è estremamente difficile, per non dire impossibile, prevenire le azioni violente, potrebbe essere più agevole attaccare il problema alla sua radice, esattamente dove si forma. E dov'è che ciò avviene? Ovviamente nei centri culturali islamici, nelle moschee, nei quartieri con una forte presenza di musulmani, in tutti quei luoghi dove la concentrazione di musulmani, unita alla presenza di anche un solo aspirante terrorista, genera le condizioni necessarie per il lavaggio del cervello e la trasformazione di persone in robot della morte. Ed è qui che le istituzioni europee dovrebbero picchiar duro, utilizzare il pugno di ferro, effettuando controlli sistematici in tutti i luoghi a rischio, creando dei registri per i sedicenti imam, indagare su chi elargisce i finanziamenti per l'apertura e il mantenimento delle moschee, chiudendo tutti i luoghi di culto dove c'è il rischio si annidino terroristi, insomma portando avanti una politica di repressione forte e sicura, inviando così il messaggio che da queste parti non c'è spazio per fanatici o terroristi.
Da qui, la conseguenza inevitabile che la radice del male è l'Islam stesso, inteso come principi e leggi contenute nel Corano, unite a ciò che Maometto disse e fece durante la sua vita. E' logico che non tutti i fedeli islamici siano persone pericolose, difatti ne conosco moltissimi coi quali ho condiviso anni di scuola e che saluto fraternamente ogni giorno. Ma queste persone hanno scelto, o si sono trovate nella condizione, di non ottemperare integralmente a ciò che Allah ha prescritto nel Corano, violando quindi una parte dei dettami dell'Islam. E' rilevante comunque il fatto che tutti coloro che si definiscono musulmani moderati, e che pure noi definiremmo così, ottemperando pur se in parte alle leggi coraniche, impediscono alle donne di godere pienamente della propria libertà, non facendole lavorare, rendendole dipendenti dalla volontà del marito e obbligandole a muoversi dentro quella gabbia di tela chiamata burqa.
Ciò che è importante, e concludo, è la consapevolezza del mondo non islamico che l'Islam è per definizione una cultura retrograda, violenta, illiberale e intollerante. Quando avremo ammesso a noi stessi tutto ciò, la difesa che predisporremo sarà automaticamente efficace, perché avremo ben chiaro il nemico che ci minaccia e che dobbiamo affrontare.
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