Je suis Paris.
Sta cambiando tutto. Stanno cambiando l'Occidente, l'Europa e l'Italia. Dopo quel che è successo a Parigi venerdì sera è chiaro che molte cose sono cambiate.
Ci è stato detto che la guerra c'è, che noi siamo la parte soccombente, che perderà e verrà sottomessa a quell'unico credo possibile che è l'Islam. Le cose oggi sono più che chiare, poiché l'altra sera a Parigi non è stato colpito un particolare simbolo (come poteva essere la redazione di un giornale), l'azione di quei figli di Allah non era circoscritta ad una zona ristretta. No, loro hanno colpito indiscriminatamente la routine parigina, la vita nottura, le abitudini dei francesi che al venerdì sera si recano allo stadio, al ristorante o ad un concerto. E qui sta il cambiamento. La fase del terrore è passata, nonostante il metodo sia ancora il terrorismo, perché il messaggio che ci hanno recapitato è: la vostra quotidianeità scordatevela, il mondo che conoscevate fino ad oggi è scomparso, adesso siete nelle nostre mani e decideremo noi il vostro futuro. La prova di questo? Nessun corteo verrà fatto, a differenza di quando ci fu l'attentato a Charlie Hebdo. Nessuno ha voglia di uscir di casa, perché le persone hanno paura di essere le prossime vittime del prossimo attentato, quindi (come documentano innumerevoli foto) sabato mattina Parigi era vuota, non giravano né macchine né pedoni.
Noi italiani possiamo star tranquilli? A detta di Alfano sì, ma secondo logica e razionalità no, ovviamente no. E' sicuramente vero che in Francia ci sono oltre sei milioni di islamici contro il milione e mezzo che risiede in Italia. Per un fatto di probabilità è quindi più facile che un attentato avvenga lì e non qui. Ma il particolare che Alfano ha maldestramente tentato di nascondere è che l'Italia accoglie centinaia di migliaia di clandestini da almeno tre anni, ovvero da quando la Primavera Araba ha fatto cadere quei regimi che tenevano a bada l'immigrazione e i fanatici islamici. Molti di questi clandestini partono dalle coste che sono controllate dall'Isis, ed è quindi logico pensare che su quei barconi si siano infiltrati dei terroristi. Non è assolutamente vero, quindi, che noi italiani possiamo dormir sonni tranquilli. Innumerevoli difatti sono state le espulsioni di Imam che dall'Italia predicavano l'odio e indottrinavano i fratelli islamici a fare carne da macello di noi occidentali. Caro Alfano, su quali basi io dovrei star tranquillo?
Non c'è ad oggi una politica europea (che comprenda ovviamente anche USA e Russia) comune per combattere l'esercito dell'Isis e disfarne lo Stato. E' fondamentale che Obama si accordi con Putin, che si ristabilisca quel legame tra Stati Uniti e Russia che nel 2002 Berlusconi riuscì a creare. Ma proprio ad Obama dobbiamo l'inizio della Primavera Araba, quindi perdonatemi ma nutro forti dubbi sulla sua decisione e capacità nel porre rimedio a questo disastro che lui stesso, in larga parte, ha creato.
Il governo italiano potrebbe, nel frattempo, agire sul proprio territorio chiudendo le frontiere, facendo scendere l'esercito nelle strade, chiudendo tutte le moschee anche solo in odore di fanatismo espellendone gli Imam. Uno stato d'allerta simile a quello francese, pur non avendo subito attacchi terroristici, in vista anche di un Giubileo che presumibilmente attirerà l'attenzione di qualche barbuto con la sottana voglioso di farsi saltare per aria.
C'è bisogno di segnali forti insomma, dentro e fuori i confini nazionali. Smettendo di filosofeggiare sul mito dell'Islam buono, moderato e portatore di amore e pace. Essendo consapevoli che nessun musulmano in Italia ha mai condannato gli attentati che dal 2011 mettono a ferro e fuoco l'Occidente, certi quindi di essere circondati da soggetti che, pur non sparandoci, di certo non ci vogliono bene. Il servizio andato in onda a Porta a Porta sabato sera ne è la prova.
Combattiamo per il nostro futuro, per la nostra Italia, per il bene, rispedendo nell'inferno da cui sono venuti questi criminali retrogradi che non hanno ancora capito che le sottane le portano le donne, gli uomini invece indossano i pantaloni.
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