Venti chilometri di passione-Capitolo 23
Siamo vicini a Pasqua, mancano
pochi giorni e io e Lorenzo stiamo preparando la giornata di sabato 19 al mare,
io e lui a casa mia, a mangiare e a bere tutto il giorno, per quanto pare che
il tempo non sarà clemente con noi sciocchi avventurieri e provincialotti
desiderosi di scoprire i propri limiti.
Manca poco, pochissimo a Pasqua e
non posso non pensarla, non posso non amarla ancora e non posso non ascoltare
quelle canzoni che parlano di noi due, e se cosi mi autolesiono che sarà mai,
se questo mi porterà a sognarla anche stanotte meglio, avrò qualcosa di
doloroso a cui pensare domattina e per tutta la giornata anziché gingillarmi
nell’illusione che una volta seguite le mie ore di lezione all’università la
giornata sia finita e la missione compiuta.
No, c’è molto altro.
Lorenzo sa che quando sabato
prossimo andremo al mare io sarò fortemente tentato di passare da Pietrasanta,
godermi via Oberdan e accostare nel piccolo parcheggio visibile da
quell’appartamento magico. Lorenzo sa anche che dovrà consigliarmi di non
farlo, ma sa anche che non potrà impedirmelo e quindi se vorrò andarci e pugnalarmi
dovrò poterlo fare.
Si vive di questo cari miei,
inutile illudersi del contrario. È il dolore che ci fa rimanere a galla e ci
permette di non sprofondare nella banalità che una vita apparentemente perfetta
e soddisfacente ci prospetta di fronte.
Lorenzo sa tutto questo ed io mi
sento al sicuro con lui accanto perché so che lui sa, non c’è bisogno che mi
dilunghi in retorica o piagnistei vari, lui sa dove andare senza che io gli dia
troppi consigli.
Amo Pietrasanta e amo Giulia.
Dopo il messaggio che ricevetti
da Giulia durante il pranzo pasquale tutto tornò al suo posto, era fiabesco,
era rigenerante, era come tornare alla vita dopo un periodo di coma profondo, i
medici ci avevano detto che il peggio era passato e che non potevamo che
migliorare.
Eravamo in pensiero ognuno per i
propri esami da sostenere durante la sessione estiva, io Diritto privato,
Istituzioni di diritto romano e filosofia del diritto. I primi due li passai
entro i primi di luglio, il secondo lo lasciai a settembre.
Mi trasferii alle Focette molto
presto, praticamente come feci l’anno prima dopo aver dato la maturità, ovvero
il quattro di luglio.
Il giorno dopo era il compleanno
di Giulia e lei si trovava a Manchester per un’esperienza lavorativa di dieci
giorni da un imprenditore collega di Umberto. Ma quanta energia ha quella
ragazza, quante nuove idee e nuovi progetti e voglia di migliorarsi ha, e
quanto io stupidamente ho così poco attinto da questo suo pozzo senza fondo.
Ricordo che Giulia aveva fatto un
abbonamento particolare al suo cellulare così da poter chiamare in quei dieci
giorni in Italia senza spendere un patrimonio. Aveva un’ora al giorno di
chiamate verso l’estero e di quell’ora cinquanta minuti li passava con me, e mi
raccontava di quanto fosse in difficoltà nei primi approcci con questi
estranei, di quanto fosse stanca ma soddisfatta, di come non riuscisse a fare
la dura al telefono coi clienti insolventi, delle bellissime Range Rover del
padrone dell’azienda con le quali egli portava tutti a caccia, e Giulia sparò,
provò una specie di tiro al piattello e quando me lo disse me la immaginai con
in mano un fucile più pesante di lei che neanche sapeva come usare, e invece
sorprese tutti e sparò con precisione.
Le giornate in Versilia trascorrevano
lente ma il tempo con una velocità impressionante.
Consapevole di ciò ho dedicato a
Giulia forse troppo poco tempo, quantomeno avrei dovuto usarlo con più passione
e dedizione, con più voglia di stupirla, ma si sa, dopo un po’ di tempo si
crede che di certe cose non ci sia più bisogno. Ho sbadigliato troppe volte in
sua presenza, ecco qual’era il problema.
Ero orgoglioso d’aver passato
tutti gli esami che avevo sostenuto ed ero felice che lei fosse fiera di me,
ero felice che lei potesse anche parlare di ciò ai suoi genitori o alle sue
amiche quasi vantandosene, e non abituato a concederle un lusso simile, su
tutto il resto mi afflosciai.
Lei se ne accorse subito, è
ovvio, se ne accorse e tacque, se ne accorse e fece trascorrere del tempo per
mettermi alla prova.
Se ne accorse e con tutta sé
stessa sperava nel mio buon senso, ingrato alla vita che non sono altro.
0 commenti:
Posta un commento