Riflessioni estive sul Natale e sulla nazionale.
Tra Renzi che in Europa sfoggia un inglese quasi imbarazzante, tra Beppe Grillo che inspiegabilmente tende ad avvicinarsi a quella parte di Parlamento che esistendo ed avendo dei limiti gli ha concesso il 20%, tra Berlusconi che con la Pascale si iscrive all'arcigay (è proprio vero che le donne hanno degli argomenti estremamente convincenti per gli uomini), ecco, notando tutto ciò io proprio non avevo voglia di stendere un sermone su uno di questi frivoli argomenti.
E visto che io inizio ad aspettare il Natale dal 26 dicembre di ogni anno, mi sono lanciato in una maratona di film natalizi, commedie principalmente, fregandomene altamente dell'attuale stagione estiva.
Sì, proprio quelle in cui l'intera famiglia si riunisce a casa dei nonni. Quelle case esattamente cubiche, con davanti il giardino senza recinzione. Quelle case in cui, appena entri, ti trovi di fronte la scala che porta al primo piano, sulla sinistra il salotto col camino e sulla destra la cucina.
Tutti figli e nipoti che compaiono dal nulla e uno di loro è sempre single, quindi solo, e quasi sempre in quel contesto che dura non più di tre giorni incontra l'amore della sua vita, e spesso e volentieri pure dentro quella casa esattamente cubica. Infatti dei dubbi su probabili situazioni incestuose li ho sempre avuti.
Inevitabilmente dò un'occhiata, anzi più d'una, anche alle partite dei mondiali ormai arrivati alla fase finale. Nonostante la nostra Italia non ci sia più, è comunque piacevole notare l'energia che i giocatori sprigionano ogni volta che indossano i colori della propria nazionale.
Beh, il sette a uno della Germania contro il Brasile potrebbe smentirmi, ma le lacrime finali di David Luiz invece avvalorano ciò che ho detto.
E' inspiegabile la necessità di noi umani di avere degli eventi che ci facciano ritrovare, riunire, sentire complici e fratelli allo stesso tempo. Di poter usufruire di momenti in cui accantoniamo le preoccupazioni di noi singoli per occuparci di tematiche più generali: da un problema familiare alla preparazione per una partita della nazionale che, in quanto tale, tocca noi tutti.
E' una forma di associazionismo primordiale.
E' una forma di cameratismo in senso buono.
Tutto questo sta ad indicare che le relazioni sociali per noi sono fondamentali, che senza di esse regrediremmo all'età della pietra, perché solo confrontandosi con gli altri, scontrandosi con gli altri e spendendosi per gli altri noi possiamo dare un vero senso alla nostra vita.
Se soli io sono convinto che riusciamo a dare la metà di ciò che invece saremmo capaci di dare, ma soprattutto quella metà scarsa avrebbe un'utilità fine a sé stessa, perché il vero appagamento noi lo proviamo quando delle nostre qualità e possibilità possono godere anche altri.
In una squadra di calcio ogni singolo giocatore è fondamentale per tutti gli altri, e quando si tratta di nazionale l'intera squadra fa battere il cuore ad un paese intero.
Ogni singolo membro di una famiglia può e deve essere d'aiuto e di conforto per gli altri, ma il giorno di Natale, quando quindici o venti persone sono riunite attorno ad un tavolo, capisci di esser parte di qualcosa di ancora più grande e complesso, e che quindi le tue capacità e possibilità potranno essere fondamentali non solo per il fratello o per i genitori, ma per altre persone a cui in quella situazione hai la possibilità di sollevare il morale.
Quindi evviva questi eventi così gratificanti per tutti noi.
Evviva la nazionale e il Natale.
Che poi, secondo me, sono davvero la stessa cosa.
E visto che io inizio ad aspettare il Natale dal 26 dicembre di ogni anno, mi sono lanciato in una maratona di film natalizi, commedie principalmente, fregandomene altamente dell'attuale stagione estiva.
Sì, proprio quelle in cui l'intera famiglia si riunisce a casa dei nonni. Quelle case esattamente cubiche, con davanti il giardino senza recinzione. Quelle case in cui, appena entri, ti trovi di fronte la scala che porta al primo piano, sulla sinistra il salotto col camino e sulla destra la cucina.
Tutti figli e nipoti che compaiono dal nulla e uno di loro è sempre single, quindi solo, e quasi sempre in quel contesto che dura non più di tre giorni incontra l'amore della sua vita, e spesso e volentieri pure dentro quella casa esattamente cubica. Infatti dei dubbi su probabili situazioni incestuose li ho sempre avuti.
Inevitabilmente dò un'occhiata, anzi più d'una, anche alle partite dei mondiali ormai arrivati alla fase finale. Nonostante la nostra Italia non ci sia più, è comunque piacevole notare l'energia che i giocatori sprigionano ogni volta che indossano i colori della propria nazionale.
Beh, il sette a uno della Germania contro il Brasile potrebbe smentirmi, ma le lacrime finali di David Luiz invece avvalorano ciò che ho detto.
E' inspiegabile la necessità di noi umani di avere degli eventi che ci facciano ritrovare, riunire, sentire complici e fratelli allo stesso tempo. Di poter usufruire di momenti in cui accantoniamo le preoccupazioni di noi singoli per occuparci di tematiche più generali: da un problema familiare alla preparazione per una partita della nazionale che, in quanto tale, tocca noi tutti.
E' una forma di associazionismo primordiale.
E' una forma di cameratismo in senso buono.
Tutto questo sta ad indicare che le relazioni sociali per noi sono fondamentali, che senza di esse regrediremmo all'età della pietra, perché solo confrontandosi con gli altri, scontrandosi con gli altri e spendendosi per gli altri noi possiamo dare un vero senso alla nostra vita.
Se soli io sono convinto che riusciamo a dare la metà di ciò che invece saremmo capaci di dare, ma soprattutto quella metà scarsa avrebbe un'utilità fine a sé stessa, perché il vero appagamento noi lo proviamo quando delle nostre qualità e possibilità possono godere anche altri.
In una squadra di calcio ogni singolo giocatore è fondamentale per tutti gli altri, e quando si tratta di nazionale l'intera squadra fa battere il cuore ad un paese intero.
Ogni singolo membro di una famiglia può e deve essere d'aiuto e di conforto per gli altri, ma il giorno di Natale, quando quindici o venti persone sono riunite attorno ad un tavolo, capisci di esser parte di qualcosa di ancora più grande e complesso, e che quindi le tue capacità e possibilità potranno essere fondamentali non solo per il fratello o per i genitori, ma per altre persone a cui in quella situazione hai la possibilità di sollevare il morale.
Quindi evviva questi eventi così gratificanti per tutti noi.
Evviva la nazionale e il Natale.
Che poi, secondo me, sono davvero la stessa cosa.
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