Gli applausi di pochi che hanno disonorato tutti.
Ho letto su un paio di editoriali di Sallusti sul Giornale che quegli applausi sarebbero nati dalla condizione in cui le forze dell'ordine si trovano a lavorare e che li ha portati all'esasperazione, quindi ad applaudire a dei loro colleghi che hanno, in soldoni, massacrato un ragazzo grosso modo innocuo.
Ed è qui che io mi perdo, perché proprio non capisco il nesso tra il reato grottesco commesso da quegli agenti e la condizione palesemente difficile nella quale poliziotti e carabinieri si trovano ad operare ogni giorno appena escono dalla caserma.
Non siamo ridicoli e non facciamoci prendere per il culo dal mondo intero ancora una volta: quegli agenti sono da condannare senza esitazione, da spogliare della divisa e da mettere in condizioni di non nuocere, data la loro propensione al massacro.
Me ne frego dei loro anni passati al servizio del popolo, quei quattro soggetti hanno ammazzato una di quelle persone che invece avrebbero dovuto tutelare.
Le forze dell'ordine sono pagate poco, ci difendono e subiscono tagli ai loro reparti da ogni governo, ed è per questo che io cittadino sento tutti loro molto vicini a me, perché sono i primi a risentire di una crisi economica e sono quelli in prima fila per sedare gli arruffoni che scendono in piazza sia per manifestare ma anche perché delinquenti.
Una tragedia come quella di Aldrovandi non fa altro che allontanare gli uomini in divisa dal popolo affamato e scazzato, concedetemelo.
E' vitale che situazioni del genere non si ripetano mai più, e che gli uomini in divisa, se beccati a maramaldeggiare contro un cittadino onesto, siano isolati da tutte quelle altre migliaia di galantuomini che onestamente e rischiando la vita ogni giorni difendono noi altri e ci assicurano una pacifica convivenza.
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