Una Grande Bellezza fraintesa.
Quanto è grottesco nelle verità che racconta il film ormai famoso di Sorrentino La grande bellezza? Esageratamente tanto, e raccontando della realtà attuale romana, che rappresenta per estensione l’intera realtà nazionale, mi mette molta ansia e mi fa sorridere. Non il film in sè, ma la serie di urrà fuori luogo usciti frettolosamente dalle bocche di qualche spettatore non troppo attento. E sono stato così colpito dalla coglionaggine di questi individui che mi trovo costretto ad essere d’accordo con Travaglio, persona detestabile solo per il sorrisetto beffardo col quale tenta di prendere per il culo i suoi avversari (d’altronde lui critica Brunetta per la sua altezza e Facci per il colore dei suoi capelli) anche se a dire il vero raramente egli dispone della controparte.
Ignazio Marino non dovrebbe esultare per la vittoria dell’Oscar ed invitare il regista Sorrentino per fargli i suoi complimenti. Dovrebbe piuttosto incontrarlo in privato per analizzare attentamente ciò che il buon Paolo è riuscito a cogliere nella Roma e nel Paese e che invece lui stesso non è stato capace di cogliere, ovvero la decadenza della società nelle sue particolari sfaccettature a partire dalla Chiesa fino ad arrivare alla politica che nel film non è proprio rappresentata e per questo suscita in me ancor più preoccupazione.
L’Italia non ha vinto un cazzo di niente, l’Italia è stata messa a nudo di fronte al mondo intero e per questo Sorrentino, e solo e soltanto lui, è stato premiato. Non è la situazione idonea per poter salire sul carro del vincitore ed alzare insieme a lui la coppa ottenuta perché credo che il regista non fosse affatto contento della realtà che si trovava costretto a rappresentare, mentre quel genio di Marino o di Renzi si è sentito esaltato e partecipe della vittoria solo perché, l’uno sindaco della capitale e l’altro Presidente del Consiglio. Hanno tentato di farsi fotografare insieme al protagonista forzatamente pensando che il Paese si fosse riscattato di fronte al mondo intero solo perché un italiano aveva vinto un premio importante. Ma così non è, e non è certo per l’immagine italiana all’estero che dobbiamo riemergere ma solamente per noi stessi, perché siamo i detentori della più Grande Bellezza presente al mondo.
Lo sfacelo della nostra società è riscontrabile nella politica, perché la politica è frutto del voto del popolo e se anche gli ultimi tre governi non sono stati eletti democraticamente è chiaro che da vent’anni a questa parte i cittadini hanno sempre votato ed impresso nel loro voto i sogni e l’odio e l’amore per questo Paese. E quando per vent’anni l’impegno politico è orientato solo all’opposizione forzata verso chi ha chiappato milioni di voti, è ovvio che il risultato derivante non possa che essere pessimo, grottesco. L’esempio lampante e su misura è rappresentato da quando, durante l’ultimo governo Berlusconi con Sandro Bondi ministro dei beni culturali, una parte di un edificio negli scavi di Pompei crollò e Dario Franceschini urlò indignato allo scandalo chiedendo a gran voce le dimissioni dell’impotente Bondi. Nessuno osò progettare qualcosa per evitare che quei crolli avvenissero ancora, piuttosto tutti furono d’accordo sul fatto che il ministro competente dovesse lasciare la poltrona. Adesso quel ministero è presieduto da Franceschini e di nuovo a Pompei sono avvenuti dei crolli causati dagli implacabili temporali ma anche ovviamente dalla scarsa cura di quel pezzo della Grande Bellezza. Franceschini il culo dalla sua poltrona non lo muove e nessuno crede che sarebbe doveroso ed utile preservare e proteggere quegli scavi unici al mondo che ci troviamo in casa.
Lo stato di decadenza e di tristezza e di squallore che notiamo nel film è allargabile a tutti i fatti che riempiono le pagine dei giornali. Dal crollo di una casa negli scavi di Pompei ad un imprenditore morto suicida perché non in grado di pagare un debito allo Stato in ventiquattr’ore quando lo stesso Stato non onora da mesi e mesi i suoi debiti con gli imprenditori che hanno lavorato per lui, da alcuni magistrati palesemente di parte ai governanti che non sono riusciti ad andare in Europa a testa alta e battendo i pugni sul tavolo e facendo valere le nostre ragioni, perché incapaci e codardi. Ad arrivare in fine a quel maledetto meccanismo auto distruttivo cui siamo soggetti da vent’anni che ha scatenato una sorta di guerra fredda civile e che ha distolto l’attenzione da noi stessi e dalla Grande Bellezza che ci circonda.
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