Alla mia sconosciuta.
Mi accingo a scrivere di una persona a me cara e praticamente sconosciuta, anche se mi pare di sapere tutto di lei e delle sue titubanze e dei suoi scatti d’ira e della sua irrazionalità fantastica ed affascinante. Mi accingo a far questo per la prima volta, poiché mai avevo avuto l’opportunità e la sfacciataggine di raccontare di una persona simile a me, perché è molto più semplice chiaccherare di politica e fingere anche di capirci qualcosa, ma lei merita la mia più totale attenzione perché sa fare assai di meglio, sa parlare di sè stessa senza usare veli di protezione e senza tralasciare qualcosa.
Fu il Caso a presentarmela, oggi la chiamo Fortuna per quanto debba ammettere di averla ultimamente maledetta perché con una come lei tutto ciò che sembrava innocente e roseo diventa tutto d’un tratto aggressivo e repellente, si rischia di scottarsi gravemente.
Ma la paura sempre presente in me di non vivere la mia vita ma piuttosto di stare a guardare gli altri viversi le proprie mi ha indotto a darle spago e a tentare di capire il più possibile di lei, fino ad accorgermi ad un certo punto che io poco avevo da comprendere in quanto mi assomigliava ogni minuto di più.
Si nutre di tutto ciò che la vita le sbatacchia davanti, bello o brutto che sia lei ne prende atto con una freddezza e naturalezza disarmanti, come se realmente da qualsiasi fattaccio che ti capiti si possa trarre le giuste conclusioni e quasi sempre vantaggiose per sè stessi. Cosa non concepisce, i limiti ovviamente, la riflessione prolungata su qualcosa che si vuol fare perché ciò attutisce gli effetti che quell’avvenimento avrebbe sulla vita stessa che non può essere il risultato di un piano elaborato, ma una camminata ad occhi bendati abbracciando ed assaporando di gusto tutto quel che la strada maestra ti fa incontrare, ovvero il tuo istinto ti fa incontrare.
Che senso ha interessarsi d’attualità o di politica o d’economia se tutto ciò di cui la nostra anima ha bisogno ce lo abbiamo di fronte e lo troviamo ogni giorno senza faticare affatto, poiché la vita va avanti qualsiasi cosa succeda e il nostro nutrimento che ci fa vivere e non sopravvivere ce lo troviamo tra i piedi in ogni istante, da quando ci svegliamo la mattina a quando ci corichiamo alla sera. Infatti per lei il sonno è sinonimo di perdita di tempo. Quanta semplice saggezza, quanta romantica sensibilità e fragilità sono presenti in un unico corpo. Eppure non si sente fragile, eppure io continuo a pensarlo lo stesso perché chi è così febbrilmente, e forse inconsciamente, attaccato all’inconsistenza dei sentimenti d’amore e d’odio sarà sicuramente il più vulnerabile in una realtà prevalentemente tangibile e materialmente godereccia. Tento di districarmi nella mia voglia di parlare di lei ma rischio ovviamente di scrivere aria fritta.
Sono nato sconosciuto per lei e forse lo rimarrò, e non oso sperare qualcosa od avanzare pretese perché è giusto che pure io, avendo a che fare con lei, abbracci senza esitazione quel che arriverà ed avanzi ad occhi bendati.
La potrò amare un giorno, o forse anche odiare, ma di una cosa son sicuro, mai la potrò ignorare.
Ti abbraccio forte, L.
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