Libertà mutilata.
Credo fermamente che il moralismo, fin troppo accentuato e a comando, presente in questo paese sottragga libertà a noi cittadini, in particolar modo alle donne. Il continuo becerio in stile partita di briscola al bar, durante il quale con infinita leggerezza si parla male e si esterna la propria fantasia su una bella donna vista passare, si è praticamente sovrapposto a quel contegno doveroso che tutti dovrebbero rispettare ogni qualvolta una donna venga sospettata d’essersi prostituita, per motivi suoi che possono essere diversi in contemporanea, soprattutto se il beneficiario dei suoi servigi sia un rappresentante del popolo.
E questa è l’indignazione più eclatante alla quale si assiste quotidianamente, perché c’è poi quella più subdola e meschina, quella attraverso la quale si apostrofa la donna presa in esame come escort, termine straniero che serve a dare un che di rispettoso al pensiero più diffuso che si ascolta nel bar all’angolo, come dicevo prima.
Io però vado oltre, tento strenuamente di non farmi risucchiare da questo schifoso vortice di buonismo misto a moralismo della peggior specie, di non farmi risucchiare dalla visione distorta che molti hanno della vita privata di ognuno di noi, e cioè che in pratica essa non esiste perché è giusto poter origliare e sbirciare dal buco di una serratura inquadrando il letto sovraffollato del politico settantenne di turno che, invidiato da tutti, tenta di godersi a pieno le proprie possibilità, che prende la propria vita privata e pubblica come un gioco che ha come parola d’ordine d’inizio il “mi consenta”, che prosegue con una barzelletta sconcia e che finisce, alle volte, con una trombata consumata ovviamente e giustamente con una donna più giovane.
Il punto è che circa metà degli italiani, da diciannove anni a questa parte, hanno voluto partecipare indirettamente a questo gioco piacevole e accattivante, sia perché è un po’ il sogno di molti e sia perché la politica della Prima Repubblica aveva scassato i maroni, non se ne poteva più.
E quindi perché no, un imprenditore di successo, un uomo nuovo lombardo, un animale politico quanto di spettacolo potrebbe (ed oggi possiamo dire che c’è riuscito) aizzare la folla ancora facendo dell’autoironia la sua arma migliore, in quanto disse chiaramente che “è meglio essere appassionati di belle donne che di uomini”.
Gli imputarono un paio di reati grotteschi e fantasiosi in quanto privi di vittime reali, lo condannarono addirittura a sette anni per questo suo stile di vita scanzonato e giocherellone al quale si sono ispirati alcuni film deliziosi degli anni ’80. Con lui venne condannata la libertà di molte giovani donne, arrampicatrici sociali senza dubbi, ma che trovavano in lui la loro fortuna. E quindi qualsiasi essere privo di pene che si fosse avvicinato alla sua residenza doveva obbligatoriamente essere apostrofato con l’epiteto “escort”, ovvero puttana di alto borgo.
Oggi l’omino di cui scrivo è condannato in via definitiva a quattro anni per un altro capo d’imputazione, ovvero un’evasione fiscale risalente a diversi annetti fa che ammonta a circa sette milioni di euro quando, quello stesso anno, egli ne versò allo Stato oltre cinquecentocinquanta.
La prova usata dai magistrati contro di lui si riassume in una breve frase “è ovvio che sia colpevole”. E’ stato condannato a quattro anni e con lui molti imprenditori che oggi evadono per sopravvivere ma che vengono squadrati con indignazione con di sottofondo l’eco “criminali, impresentabili”.
E’ da diciannove anni che circa metà degli italiani non si sentono neanche più liberi di mostrare senza timore la tessera azzurra con scritto ” Il Popolo della libertà, aderente”, perché consapevole che dal ’94 ad oggi l’aria che tira in Italia è ormai viziata, puzza di regime giudiziario e perché rischi davvero molto se ti scoprono simpatizzante per quel gioco di ruolo di cui parlavo prima.
E quei moralisti che tanto lo detestano si lamentano di non vivere in un paese normale, in quanto è amato da milioni di italiani, oggi come diciannove anni fa, l’omino di Arcore.
Obiettivamente questo non è un paese normale, perché altrove la liberà fisica personale ed anche morale e psicologica non diverrebbe un pretesto per infangare un leader, per infangare anche il proprio paese, per far fare carriera a qualche magistrato fin troppo poco istruito, per ammanettare il leader sopracitato ed infine per limitare brutalmente la libertà di tutti quegli italiani che democraticamente, tracciando una X, scelgono di stare al fianco di quello che ormai è diventato un martire.
E questa è l’indignazione più eclatante alla quale si assiste quotidianamente, perché c’è poi quella più subdola e meschina, quella attraverso la quale si apostrofa la donna presa in esame come escort, termine straniero che serve a dare un che di rispettoso al pensiero più diffuso che si ascolta nel bar all’angolo, come dicevo prima.
Io però vado oltre, tento strenuamente di non farmi risucchiare da questo schifoso vortice di buonismo misto a moralismo della peggior specie, di non farmi risucchiare dalla visione distorta che molti hanno della vita privata di ognuno di noi, e cioè che in pratica essa non esiste perché è giusto poter origliare e sbirciare dal buco di una serratura inquadrando il letto sovraffollato del politico settantenne di turno che, invidiato da tutti, tenta di godersi a pieno le proprie possibilità, che prende la propria vita privata e pubblica come un gioco che ha come parola d’ordine d’inizio il “mi consenta”, che prosegue con una barzelletta sconcia e che finisce, alle volte, con una trombata consumata ovviamente e giustamente con una donna più giovane.
Il punto è che circa metà degli italiani, da diciannove anni a questa parte, hanno voluto partecipare indirettamente a questo gioco piacevole e accattivante, sia perché è un po’ il sogno di molti e sia perché la politica della Prima Repubblica aveva scassato i maroni, non se ne poteva più.
E quindi perché no, un imprenditore di successo, un uomo nuovo lombardo, un animale politico quanto di spettacolo potrebbe (ed oggi possiamo dire che c’è riuscito) aizzare la folla ancora facendo dell’autoironia la sua arma migliore, in quanto disse chiaramente che “è meglio essere appassionati di belle donne che di uomini”.
Gli imputarono un paio di reati grotteschi e fantasiosi in quanto privi di vittime reali, lo condannarono addirittura a sette anni per questo suo stile di vita scanzonato e giocherellone al quale si sono ispirati alcuni film deliziosi degli anni ’80. Con lui venne condannata la libertà di molte giovani donne, arrampicatrici sociali senza dubbi, ma che trovavano in lui la loro fortuna. E quindi qualsiasi essere privo di pene che si fosse avvicinato alla sua residenza doveva obbligatoriamente essere apostrofato con l’epiteto “escort”, ovvero puttana di alto borgo.
Oggi l’omino di cui scrivo è condannato in via definitiva a quattro anni per un altro capo d’imputazione, ovvero un’evasione fiscale risalente a diversi annetti fa che ammonta a circa sette milioni di euro quando, quello stesso anno, egli ne versò allo Stato oltre cinquecentocinquanta.
La prova usata dai magistrati contro di lui si riassume in una breve frase “è ovvio che sia colpevole”. E’ stato condannato a quattro anni e con lui molti imprenditori che oggi evadono per sopravvivere ma che vengono squadrati con indignazione con di sottofondo l’eco “criminali, impresentabili”.
E’ da diciannove anni che circa metà degli italiani non si sentono neanche più liberi di mostrare senza timore la tessera azzurra con scritto ” Il Popolo della libertà, aderente”, perché consapevole che dal ’94 ad oggi l’aria che tira in Italia è ormai viziata, puzza di regime giudiziario e perché rischi davvero molto se ti scoprono simpatizzante per quel gioco di ruolo di cui parlavo prima.
E quei moralisti che tanto lo detestano si lamentano di non vivere in un paese normale, in quanto è amato da milioni di italiani, oggi come diciannove anni fa, l’omino di Arcore.
Obiettivamente questo non è un paese normale, perché altrove la liberà fisica personale ed anche morale e psicologica non diverrebbe un pretesto per infangare un leader, per infangare anche il proprio paese, per far fare carriera a qualche magistrato fin troppo poco istruito, per ammanettare il leader sopracitato ed infine per limitare brutalmente la libertà di tutti quegli italiani che democraticamente, tracciando una X, scelgono di stare al fianco di quello che ormai è diventato un martire.
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