Giustizia (in)giusta.
Pare che Silvio Berlusconi abbia intimorito degli agenti della Polizia che, in loro coscienza, non si sono sentiti intimoriti e pare che lo stesso Cavaliere abbia costretto alla prostituzione una ragazza minorenne che, in cuor suo, ammette di non essersi mai concessa quindi tantomeno prostituita. Da vent’anni ma soprattutto oggi la giustizia è una puttana, al soldo del potente di turno, cioè di chi sa esercitarla a proprio piacimento senza doverne render conto, ovvero i magistrati.
Alcuni magistrati, è ovvio, altrimenti i noti manettari mi ammonirebbero ricordandomi dell’esistenza di giudici della portata di Falcone e Borsellino, la cui immagine doverosamente intoccabile è infangata indirettamente da quella strana e ambigua e presunta trattativa tra lo Stato e Cosanostra. Vennero arrestati in quel periodo Totò Riina e Binnu Provenza, detto U’ tratture, i due capi assoluti della mafia siciliana, ma ad ogni modo la trattativa e la combutta tra Stato e mafia dev’esserci stata, certo, altrimenti i giustizialisti e coloro che si cibano di inchieste grottesche portate avanti con prove pruriginose perirebbero per assenza di interesse e di argomenti di cui scrivere. Ci dobbiamo sorbire ogni giorni Marco Travaglio, detto Manetta, che si improvvisa sul suo giornale, affiliato a certe Procure, filosofo, moralizzatore, investigatore e giudice finale, un ispettore Zenigata de noantri, insomma tutti ruoli delicati non ricopribili da un giornalista con un’appartenenza politica incerta quanto la stabilità dei suoi capelli sul suo capo. Ricordiamoci che qualche mese fa è morto Giulio Andreotti, grande politico e senatore a vita ingiustamente torturato dalla giustizia ingiusta italiana, visto che dei due processi penali a suo carico nessuno si è concluso con una condanna.
Ma contro il fantasma di Andreotti sento ancora urlare mafioso! mafioso!, forse perché quel tritacarne giudiziario che lo ha massacrato è andato avanti un po’ troppo, fin troppo visto che non sarebbe nemmeno dovuto iniziare, lasciando ancora su di lui l’ombra del delinquente. Ora ci troviamo davanti ad una storia simile ma con un protagonista politico più influente, cioè Berlusconi, che dopo aver raccattato quasi dieci milioni di voti dovrebbe ritirarsi dal Parlamento perché c’è chi fa ipotesi assurde sulla sua vita intima.
Non scherziamo, soprattutto con la volontà popolare, essenza della democrazia. Egli ha vinto a febbraio insieme ad altri tre politici, deve poter governare anche godendo di uno stop ai suoi processi, perché così han voluto ancora una volta gli italiani. Vorrei evitare di vedere in prepensionamento coattivo Berlusconi magari poi scoprendo che le cause che gli hanno imposto quella scelta erano del tutto infondate, come succede d’altronde da diciannove anni a questa parte.
Alcuni magistrati, è ovvio, altrimenti i noti manettari mi ammonirebbero ricordandomi dell’esistenza di giudici della portata di Falcone e Borsellino, la cui immagine doverosamente intoccabile è infangata indirettamente da quella strana e ambigua e presunta trattativa tra lo Stato e Cosanostra. Vennero arrestati in quel periodo Totò Riina e Binnu Provenza, detto U’ tratture, i due capi assoluti della mafia siciliana, ma ad ogni modo la trattativa e la combutta tra Stato e mafia dev’esserci stata, certo, altrimenti i giustizialisti e coloro che si cibano di inchieste grottesche portate avanti con prove pruriginose perirebbero per assenza di interesse e di argomenti di cui scrivere. Ci dobbiamo sorbire ogni giorni Marco Travaglio, detto Manetta, che si improvvisa sul suo giornale, affiliato a certe Procure, filosofo, moralizzatore, investigatore e giudice finale, un ispettore Zenigata de noantri, insomma tutti ruoli delicati non ricopribili da un giornalista con un’appartenenza politica incerta quanto la stabilità dei suoi capelli sul suo capo. Ricordiamoci che qualche mese fa è morto Giulio Andreotti, grande politico e senatore a vita ingiustamente torturato dalla giustizia ingiusta italiana, visto che dei due processi penali a suo carico nessuno si è concluso con una condanna.
Ma contro il fantasma di Andreotti sento ancora urlare mafioso! mafioso!, forse perché quel tritacarne giudiziario che lo ha massacrato è andato avanti un po’ troppo, fin troppo visto che non sarebbe nemmeno dovuto iniziare, lasciando ancora su di lui l’ombra del delinquente. Ora ci troviamo davanti ad una storia simile ma con un protagonista politico più influente, cioè Berlusconi, che dopo aver raccattato quasi dieci milioni di voti dovrebbe ritirarsi dal Parlamento perché c’è chi fa ipotesi assurde sulla sua vita intima.
Non scherziamo, soprattutto con la volontà popolare, essenza della democrazia. Egli ha vinto a febbraio insieme ad altri tre politici, deve poter governare anche godendo di uno stop ai suoi processi, perché così han voluto ancora una volta gli italiani. Vorrei evitare di vedere in prepensionamento coattivo Berlusconi magari poi scoprendo che le cause che gli hanno imposto quella scelta erano del tutto infondate, come succede d’altronde da diciannove anni a questa parte.
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