Sinceramente, su Saviano.
Guardavo l’intervista della Bignardi a Roberto Saviano, a Le invasione barbariche, roba di un po’ di tempo fa, non so neanche di preciso quanto. Saviano non doveva esser tornato da molto da un suo soggiorno di mesi sei a New York.
Aveva bisogno di aria fresca, di accento napoletano misto ad americano, risultato un americano italianizzato come solo un terrone (lo dico bonariamente) sa fare.
E l’intervista è stata la solita, voleva essere incentrata su di lui ma lui stesso non può abdicare al suo fottuto mestiere, quello della denuncia, quel mestiere che, pare, gli abbia rovinato la vita perché fin dal 2006 al giovane scrittore spetta una scorta speciale, quella appunto destinata ai perseguitati dalle mafie. Insomma lui ha snocciolato i soliti dati abnormi, le solite cifre fritte e rifritte sui guadagni e gli investimenti delle famiglie mafiose sia italiane che straniere e poi ha iniziato, incalzato dalla conduttrice, a raccontare del suo soggiorno negli Stai Uniti, delle difficoltà incontrate per poter soggiornare lì e per affittarsi un appartamento, in quanto italiano perseguitato (si fa per dire) dalla Camorra.
E i convegni in cui era ospite, e le manifestazioni all’americana in cui si trovava messo nel mezzo ma che erano belle e interessanti e poi i suoi sorrisi, immortalati nelle fotografie, mentre mangiava un gelato con la scorta, cosa che in Italia, pare, non gli sia permesso.
E’ qui che mi son cadute un po’ le palle, perché ogni volta che parla lui mi auguro non faccia la vittima, non parli della sua vita personale che tutti immaginiamo, ma piuttosto di cose o aspetti sconosciuti, a cui lui ha accesso grazie a canali a noi gente comune nascosti, se invece si ostina a sottolineare le difficoltà che coscientemente si è cercato non fa altro che dare modo ai suoi nemini ideologici di affermare la classica cosa, fai una vita demmerda ma te la sei scelta te e ci hai fatto i miliardi.
Si, e alla fine non hanno tutti i torti perché rimarcano una verità assoluta, e cioè la ferma volontà dello scrittore di scegliersi una vita non comoda e il benefici che ne ha tratto.
Non è la compassione che uno come Saviano deve suscitare nei suoi lettori od ascoltatori, non sono le lacrime la reazione che io devo avere guardando un suo filmato, ma è indignazione e rabbia per via delle dure verità che lui mi racconta. Lui deve rimanere nel suo, deve occuparsi di ciò che ha scelto inizialmente e di ciò in cui si è specializzato negli anni, perché sincermente le critiche al berlusconismo proveniente da Saviano mi irritano e basta, come quella trasmissione grottesca che lui e Fazio condussero sulla Rai. Non è sempre nel giusto e le sue opinioni non possono essere considerate puro Vangelo solo perché provengono da una fonte giovane e malmenata dai fatti che egli stessi ha prodotto su di se.
Nessuno te lo chiese, caro Roberto, quindi non ce lo riversare ogni volta addosso, o contro.
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