Diaz vista dall’altra parte.
Nel 2012 è stato prodotto da tale Vicari Daniele il film “Diaz”, riguardante il fatto specifico e microscopico dell’incursione della Polizia dentro, appunto, la scuola Diaz, all’interno del contesto scabroso e grottesco dei fattacci avvenuti a Genova durante il summit G8 del 2001.
A detta di amici pare che questo film sia, più che bello, interessante ed educativo, che ti porti a conoscenza di avvenimenti mai resi noti, ma dei quali alla fin fine tutti conosciamo l’esistenza e di cui nessuno si rammarica. Prima di avvicinarmi alla tastiera ho letto di questo film, l’ho visto e soprattutto ho studiato le interviste al, prima citato, costruttore della pellicola. La demagogia populista e l’odio nascosti dietro quella copertina sono agghiaccianti, la scritta rossa Diaz con nel mezzo la sagoma nera di un poliziotto col manganello ben in vista, le colonne sonore da film dell’orrore ed in particolare la decontestualizzazione del fatto (probabilmente grave) avvenuto, la stupida dichiarazione di Amnesty International ( “la più grande sospensione dei diritti umani in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale” ), tutto questo fa capire la vera origine del film, il vero scopo, cioè estrapolare in oltre due giorni di guerra civile qualche ora di “resa dei conti” di cui si è occupata la magistratura e di cui nessuno conosce i particolari, quindi mi domando come il regista possa aver ricostruito l’azione della Polizia all’interno dell’istituto.
Furono due giorni di macerie, fisiche e morali, di violenze, fisiche e morali, di anarchia e di vera sospensione dei diritti umani. Scavare a fondo tentando di scoprire l’origine di tanto odio da parte di giovani manifestanti, anche stranieri, o capire perchè le barriere ai confini del paese non abbiano retto, ecco cosa potrebbe fare un giovane regista volentieroso. Ma non certo ipotizzare fatti fomentando l’odio di una parte di gioventù che già odia per natura. Se qualcuno avesse scritto e prodotto qualcosa sui diritti calpestati dei genovesi, son sicuro che il Parlamento europeo non gli avrebbe dato la stessa attenzione che ha concesso a questa sorta di eroe ribelle con in tasca la verità.
A detta di amici pare che questo film sia, più che bello, interessante ed educativo, che ti porti a conoscenza di avvenimenti mai resi noti, ma dei quali alla fin fine tutti conosciamo l’esistenza e di cui nessuno si rammarica. Prima di avvicinarmi alla tastiera ho letto di questo film, l’ho visto e soprattutto ho studiato le interviste al, prima citato, costruttore della pellicola. La demagogia populista e l’odio nascosti dietro quella copertina sono agghiaccianti, la scritta rossa Diaz con nel mezzo la sagoma nera di un poliziotto col manganello ben in vista, le colonne sonore da film dell’orrore ed in particolare la decontestualizzazione del fatto (probabilmente grave) avvenuto, la stupida dichiarazione di Amnesty International ( “la più grande sospensione dei diritti umani in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale” ), tutto questo fa capire la vera origine del film, il vero scopo, cioè estrapolare in oltre due giorni di guerra civile qualche ora di “resa dei conti” di cui si è occupata la magistratura e di cui nessuno conosce i particolari, quindi mi domando come il regista possa aver ricostruito l’azione della Polizia all’interno dell’istituto.
Furono due giorni di macerie, fisiche e morali, di violenze, fisiche e morali, di anarchia e di vera sospensione dei diritti umani. Scavare a fondo tentando di scoprire l’origine di tanto odio da parte di giovani manifestanti, anche stranieri, o capire perchè le barriere ai confini del paese non abbiano retto, ecco cosa potrebbe fare un giovane regista volentieroso. Ma non certo ipotizzare fatti fomentando l’odio di una parte di gioventù che già odia per natura. Se qualcuno avesse scritto e prodotto qualcosa sui diritti calpestati dei genovesi, son sicuro che il Parlamento europeo non gli avrebbe dato la stessa attenzione che ha concesso a questa sorta di eroe ribelle con in tasca la verità.
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