Un Natale a saldo.
Oltre una settimana che non scrivo. Difatti iniziavo a stare poco bene. Per carità, durante i tre giorni natalizi, 24, 25, 26 Dicembre, è umanamente e fisicamente impossibile scrivere qualcosa di sensato. Mi sarei ridotto a parlare dei menù dei pranzi e delle cene della mia famiglia. Per questo genere di informazioni esiste il libro di Julia Child, LiberaMente non si occupa di arte culinaria.
Quindi la domanda sorge spontanea: di che cavolo si occupa il mio blog?
Di niente fondamentalmente, perché ciò di cui scrivo, cioè ciò che ritengo interessante, può risultare totalmente noioso per un ipotetico lettore. Questo rischio si corre quando si trattano temi letti su quotidiani (vedi elezioni), soprattutto perché i quotidiani che leggo io potrebbero apparire disgustosi agli occhi di un estraneo. Credo pero’ che non rischierei di apparire soporifero se invece buttassi giù quattro righe sul Natale, con annessi e connessi. Si perché dalle mie parti questo è un periodo importante, in quanto la mia famiglia è abbastanza religiosa, soprattutto mia madre. In parte questa adorazione verso il Natale viene trasferita anche su di me in quanto figlio, mentre un po’ si disperde per la strada, come se qualcuno ne avesse blaterato per troppo tempo fino a stracciarla, nel caso specifico fino a fargli perdere il significato vero.
Giulia mi odia quando mi abbandono alla retorica ed io odio chi lo fa usualmente, ma posso assicurarvi che in questo caso la retorica è puro Vangelo.
Mi dispiace non essere un credente modello, ma io sto perdendo, man mano che il tempo passa, il contatto con il Natale come nascita di Gesù Cristo. Le luci, i negozi, le buste dei nonni piene di soldi, le vetrine di bestemmiatori addobbate neanche fossero una Chiesa e in fine l’ansia che hanno tutti di acquistare i regali migliori o più appropriati.
La cosa che mi destabilizza di più è vedere credenti convinti fare tutto questo, come mia madre o come molte altre persone che conosco. Io mi metto in cima alla lista e mi batto subito una mano sul petto. Girimoci poco attorno, il vero Natale ormai si è ridotto alla Santa Messa e a nient’altro, perché il resto è commercio e danaro.
L’ultimo barlume di coerenza era il Presepio, presente in gran parte delle case di fianco all’abete decorato. Ho notato purtroppo pero’ che anche la stalla col bue e l’asinello è sparita, perché poco consona magari all’arredamento casalingo. Io piango sul latte versato e continuo a versarne a litri, perché come ho già detto sono il primo peccatore.
Eppure dovrebbe essere così facile essere coerenti in queste cose. Chi non ci ha mai creduto eviti di tagliare un abetino e di portarlo in casa solo per moda, mentre chi si professa credente abbia, almeno in questo periodo, il pudore di fingersi tale.
Quindi la domanda sorge spontanea: di che cavolo si occupa il mio blog?
Di niente fondamentalmente, perché ciò di cui scrivo, cioè ciò che ritengo interessante, può risultare totalmente noioso per un ipotetico lettore. Questo rischio si corre quando si trattano temi letti su quotidiani (vedi elezioni), soprattutto perché i quotidiani che leggo io potrebbero apparire disgustosi agli occhi di un estraneo. Credo pero’ che non rischierei di apparire soporifero se invece buttassi giù quattro righe sul Natale, con annessi e connessi. Si perché dalle mie parti questo è un periodo importante, in quanto la mia famiglia è abbastanza religiosa, soprattutto mia madre. In parte questa adorazione verso il Natale viene trasferita anche su di me in quanto figlio, mentre un po’ si disperde per la strada, come se qualcuno ne avesse blaterato per troppo tempo fino a stracciarla, nel caso specifico fino a fargli perdere il significato vero.
Giulia mi odia quando mi abbandono alla retorica ed io odio chi lo fa usualmente, ma posso assicurarvi che in questo caso la retorica è puro Vangelo.
Mi dispiace non essere un credente modello, ma io sto perdendo, man mano che il tempo passa, il contatto con il Natale come nascita di Gesù Cristo. Le luci, i negozi, le buste dei nonni piene di soldi, le vetrine di bestemmiatori addobbate neanche fossero una Chiesa e in fine l’ansia che hanno tutti di acquistare i regali migliori o più appropriati.
La cosa che mi destabilizza di più è vedere credenti convinti fare tutto questo, come mia madre o come molte altre persone che conosco. Io mi metto in cima alla lista e mi batto subito una mano sul petto. Girimoci poco attorno, il vero Natale ormai si è ridotto alla Santa Messa e a nient’altro, perché il resto è commercio e danaro.
L’ultimo barlume di coerenza era il Presepio, presente in gran parte delle case di fianco all’abete decorato. Ho notato purtroppo pero’ che anche la stalla col bue e l’asinello è sparita, perché poco consona magari all’arredamento casalingo. Io piango sul latte versato e continuo a versarne a litri, perché come ho già detto sono il primo peccatore.
Eppure dovrebbe essere così facile essere coerenti in queste cose. Chi non ci ha mai creduto eviti di tagliare un abetino e di portarlo in casa solo per moda, mentre chi si professa credente abbia, almeno in questo periodo, il pudore di fingersi tale.
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