La comicità della Costituzione in nome di B.
Vi dico la mia: il rispetto per la nostra Costituzione viene sminuito se a commentarla è un comico. In particolare se questo e privo dei requisiti professionali per potersi avvicinare in modo serio ad un testo del genere.
Come si può inneggiare al rispetto della nostra Carta se per fare ciò si riceve in cambio 5,8 milioni di euro?
Se l’animo nobile del commentatore lo spinge ad esibirsi su un palco per portare a conoscenza tutti i cittadini delle nostre leggi supreme, come può, a fine spettacolo, tornare a casa con una decina di miliardi del vecchio conio, per di più versati coattivamente dai cittadini, compresi quelli che se ne sbattono della Costituzione ( scelta legittima ) e compresi pure quelli che non hanno bisogno di sorbirsi la sua lezioncina? Quando lessi dello show di Benigni e del lauto compenso che egli avrebbe ricevuto in cambio, mi si è posto immediatamente l’interrogativo che ho scritto sopra. Pero’, dovendo pagare comunque il canone Rai, che Benigni mi piaccia o no, ho pensato di riderci sù, perché tanto ad incazzarsi non si risolve niente in casi come questo.
Ed ho riso anche perché pensavo a tutti coloro che piangono miseria o a coloro che parlano della miseria attuale, ma che navigano in vagoni di soldi pubblici. Mi ispiravano tenerezza e compassione. Mi immaginavo il buon Bersani che, comodamente svaccato sul suo divano davanti alla tivù, rideva ed applaudiva quando sentiva il comico Benigni infilare una battuta sferzante su Berlusconi nel suo scontato monologo. Magari lo stesso Bersani che qualche giorno prima, durante la campagna elettorale per le primarie del suo partito, urlava contro lo sperpero del denaro pubblico ed infamava, da buon ex Pci, coloro che si sono arricchiti negli anni coi soldi ed alle spalle dei poveri contribuenti. I soliti disgraziati che, in parte, hanno pagato la ricompensa a Benigni.
Come lui molti altri odiatori della ricchezza ma che, quando questa spinge qualcuno a parlare per i loro interessi, diventa giusta e dovuta. Massì, osanniamo pure Benigni e la Littizzetto, che sparlano da anni contro il solito Berlusca e condanniamo la D’Urso che ha osato invitare nella sua trasmissione l’ex premier. Tanto siamo alle solite e le parole chiave rimangono invariate: demagogia e ignoranza. Rispetto per la Costituzione a parte, per me, in questa situazione, c’è solo una cosa meritevole di nota, cioè che i due (tragici) comici della Rai vengono stipendiati a peso d’oro per offendere i soliti noti, mentre il Berlusca, l’altro pomeriggio su Canale 5, non ha preso un euro per la sua comparsa in trasmissione. Anche perché quella è casa sua, ed ha tutto il diritto di andarci quando crede meglio. Va a finire che anche la satira e la spiegazione della legge verranno usate contro di lui.
Niente di nuovo, insomma.
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