"Le mie idee, uno schermo e una tastiera sono per me come i capelli di Sansone. Privatemene e diventerò indifeso".

Immigrazione, Europa e antifascismo: il frankenstein Pd-grillini

, by Yoga

Talvolta la realtà è più semplice di quanto non sembri, e siamo noi analisti ad ingarbugliarla ferocemente pensando così di renderla più interessante. Ma di stupefacente, in queste settimane di corteggiamenti grotteschi, vi è ben poco. O meglio: la presente situazione appare banale e noiosa per chiunque avesse interpretato correttamente il messaggio grillesco lanciato dai grillini parlanti i quali, a differenza del loro simile della favola di Pinocchio, prediligono il colore rosso alla saggezza.
Roberto Fico, uscito dalla giungla delle consultazioni per cercare di tirar fuori una maggioranza di governo decente, ha esultato sorridendo: “Il mio mandato si conclude con un esito positivo”. Ed era di ritorno dalla chiacchierata coi vertici del Partito Democratico, il vero sconfitto delle elezioni di marzo che potrebbe ritrovarsi a governare a sua insaputa. Poi, all’interno dei due partiti vi sono ovviamente anime differenti e differenti entusiasmi: il segretario reggente del Pd Martina gode come un riccio all’idea di governare, mentre l’ex segretario Renzi trema come una foglia. Il primo, pragmaticamente, comprende che i dem hanno la possibilità di vincere al Superenalotto; il secondo, al contrario, ricorda gli insulti che si è beccato negli ultimi anni dai grillini e anche comprensibilmente storce il naso. E poi verrebbe registrata l’ennesima svolta senza il Renzi al vertice: un cambio di governo all’indomani del referendum costituzionale che lo spodestò da Palazzo Chigi e, in questo eventuale caso, l’entrata nella maggioranza di governo con Maurizio Martina alla segreteria del partito.

Ma di fondo, cosa deve insegnarci questa abominevole situazione? Che le differenze tra grillini e piddini non sono poi così “macro”, anzi. I cavalli di battaglia dei due partiti possono tranquillamente convivere, e possono riuscirci assai meglio di come potrebbe la Lega di Salvini. Il Movimento 5 Stelle ha inglobato in sé una quantità enorme di elettori di sinistra rimasti frastornati dagli articoli 18 che sparivano, dalle litigate con Santa Camusso e dalle tasse sulla prima casa eliminate. Ma questo, si domandavano, è il maggior partito della sinistra italiana o un abortino tirato su per attrarre un po’ di tutti, tra cui anche liberali e berlusconiani? La risposta esatta era la seconda. Perché Renzi, che rottama nel nome del giovanilismo, è come Grillo che fanculizza nel nome dell’onestà-tà-tà. Entrambi metodi molto efficaci, abbaglianti in un primo momento, ma assolutamente incapaci di progredire nel tempo garantendo una solida base culturale. Adesso che i dem sono come gattini in autostrada e che i grillini somigliano all’alunno impreparato di fronte alla commissione d’esame, il salvagente che può trascinarli verso riva si chiama “alleanza”.

Un’alleanza neanche troppo rocambolesca, se ci pensate bene. Abbiamo già scritto delle
inascoltabili assonanze tra il reddito di cittadinanza e il mantenimento garantito ai clandestini, ma col passare del tempo i punti in comune aumentano. È più che altro questione di indole e di modi. Sono tutti un bollore per terra mammà, per il chilometro zero, l’eco&solidale, la raccolta differenziata, l’altro “modo di fare sviluppo”, un po’ di decrescita e di espropri ai privati, di “bene socialmente utile” e di “fini socialmente rilevanti”. Emiliano condannerebbe tutti quanti ad andare a giro in bicicletta pur di salvare due ulivi della sua amata Puglia, figurarsi la sorella Montagna bucata da parte a parte per farla penetrare da un treno a grande velocità: uno stupro! Di Battista si eccita da morire al sol sentire questi proclami: pensate voi che partirà per un surrogato dell’Erasmus, ovviamente in paesi sottosviluppati perché lo sviluppo fa cagare, così da studiare i nuovi modi con cui quelle persone affrontano i loro problemi. Ignaro del fatto che costoro pagherebbero per avere al governo persone più capaci che oneste. E Berlusconi, che ha avuto l’ardire di creare 5.500 posti di lavoro attraverso Mediaset, peraltro arricchendosi paurosamente, va ridimensionato subito: abolire i monopoli di Stato tra cui Mediaset, ancora una volta ignari del fatto che Mediaset combatte giornalmente contro La7, Rai, Sky e Discovery. La cara vecchia battaglia sull’inesistente conflitto di interessi che la sinistra ha sempre utilizzato a proprio uso e consumo per giustificare le labbrate elettorali incassate. L’Europa? Pareva che agli uni facesse ribrezzo mentre agli altri piacesse da morire: poco importa, basta che richieda patrimoniali e indirizzi un milione di africani in Italia ogni anno: il sogno di liberarsi dall’uomo bianco capitalista si avvicina sempre più. Ah, la battaglia per le minoranze: gli Lgbt e le donne. Ai primi matrimoni e bambini come se piovesse, alle altre la difesa preventiva in assenza di minaccia: devono sparare non appena un uomo – bianco, s’intende – varchi il confine dei cento metri di distanza. 

Cos’altro: un fantoccio di Mussolini appeso a testa ingiù da far bastonare ai bambini il 25 aprile ci sta sempre bene, ed è già un passo verso l’accordo. Poi c’è da chiudere le sedi dei covi fascisti, ovvero di coloro che dissentono, e questo è un enorme passo verso la vittoria. E infine due cambiamenti radicali e fondamentali. Uno: il verde, bianco e rosso del tricolore verranno cambiati nell’arcobaleno della bandiera Pace. Due: l’Inno di Mameli verrà abrogato e sostituito da “Noi siamo gli intoccabili e voi ci avete rotto, voi vi chiamate grandi ma vi pisciate sotto, e quello che ci dicono con divise e caschi blu, tutti a testa sotto, non ne possiamo più”.


Lorenzo Zuppini



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