"Le mie idee, uno schermo e una tastiera sono per me come i capelli di Sansone. Privatemene e diventerò indifeso".

Il caso Corona è il riflesso della nostra giustizia.

, by Yoga

Ci sono questioni più importanti di cui discutere rispetto all'elezione del Capo dello Stato, ma non perché la sua figura conti poco o non abbastanza, piuttosto perché è stata resa ridicola ed inutile da coloro che devono votare, ovvero dal Parlamento. La figura del Presidente della Repubblica è stata trasformata, da autorità super partes e di spicco e che non per forza debba già esser stato in politica, a pedina con poteri assai rilevanti da poter utilizzare per avvantaggiare quel governo o quell'altro governo. E' stato, in poche parole, snaturalizzato il ruolo di garante della Costituzione. "Ascolterò il parere di tutte le altre forze politiche ma noi non scenderemo a patti con nessuno". Lo dice il Renzi, che si trova con le spalle al muro ed è consapevole che la sorte che toccò a Bersani lo sta aspettando dietro l'angolo, e nient'altro se non la fortuna gli può evitare tale fine ingloriosa. I franchi tiratori, che talvolta ed inconsapevolmente impartiscono delle giuste lezioni, aspettano la votazione su una persona che per legge deve esser segreta, così da poter impallinare il disgraziato di turno senza lasciar tracce compromettenti.
Ma un altro scandalo grida giustizia, ed è il caso Corona, ovvero la decisione presa dalla Cassazione secondo cui l'ex paparazzo non ha diritto d'usufruire dello sconto di pena che gli aveva concesso il gip del Tribunale di Milano. Tredici anni ad un ex bulletto da strapazzo che ha commesso svariati reati, senza però essersi mai macchiato di sangue od aver commesso delitti gravi, e ventisei anni chiesti dal pm contro Schettino, l'ex capitano della Concordia che ha sulla coscienza trentadue vite umane. Presumibilmente, secondo prassi, il giudice se condannerà Schettino non gli darà l'intera pena richiesta dal pubblico ministero, piuttosto la diminuirà per varie ragioni contenute nel nostro codice penale. Mi vergogno come un cane che dei magistrati pagati anche con le mie tasse, e la mia non è demagogia, abbiano in tutta coscienza preso una decisione così avventata che sa tanto di punizione esemplare, che puzza di moralismo lontano un miglio, come direbbe Tex Willer, uno che di affari loschi se ne intende.
A proposito di fatti vergognosi.
Mi vergogno altresì come un cane che dei giudici in primo grado avessero condannato a sette anni Berlusconi Silvio per concussione e prostituzione minorile, fin quando quelli d'Appello non lo hanno assolto perché il fatto non sussiste e perché il fatto non costituisce reato. Mi vergogno nuovamente come un cane che in Appello il direttore Sallusti si fosse beccato quattordici mesi di carcere per omesso controllo a fronte di una condanna pecuniaria di primo grado, quindi c'è stato chi non s'è accontentato di decine di migliaia di euri di risarcimento ma ha preteso il carcere per un giornalista, in poche parole ha voluto chiudere in gabbia un'opinione. Mi vergogno anche che Robledo della Procura di Milano abbia dato parere contrario alla normale ed usuale diminuzione di pena in favore di Berlusconi Silvio e proposta da Bruti Liberati, al solo fine di mettere i bastoni tra le ruote a quest'ultimo per regolare conti strettamente personali.
La decisione cassazionista nei confronti di Corona non è fine a sé stessa, è piuttosto il riflesso limpido di un sistema giudiziario che alla giustizia giusta antepone la giustizia di stampo moralistico e personale.

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