Se quello renziano somiglia sempre più ad un regime
La ministra Boschi ci ha detto che se ad ottobre non voteremo a favore del referendum siamo come quelli di Casapound (anche sticazzi, le risponderei), e che sono veri partigiani solo quei membri dell'Anpi che diranno "sì" al referendum sulla riforma costituzionale. E' talmente presuntuosa e piena di sé che crede di poter dispensare giudizi morali sulle idee degli altri che, tavolta, non combaciano con le sue. Questi giovani ministri e premier credono di saperla più lunga di chiunque altro. C'era da aspettarselo. Poveri illusi.
Il problema è anche un altro, ovvero l'uso che Matteo Renzi sta facendo del proprio potere per indirizzare l'informazione (anche pubblica) in favore del governo, verso un voto positivo al referendum che ci aspetta ad ottobre. Il conduttore di Ballarò Massimo Giannini verrà rimosso dal suo posto. E' noto lo screzio che non molto tempo fa l'ex vicedirettore di Repubblica ebbe proprio col premier, dunque la sua rimozione dalla conduzione del talk show puzza lontano un miglio.
La questione Giannini potrebbe essere archiviata senza grandi problemi se non andasse a braccetto con la questione Porro, il conduttore di Virus che è stato messo al corrente del fatto che il suo talk show verrà chiuso. Nicola Porro, vicedirettore del Giornale, non ha mai avuto scaramucce con Renzi, ma la sua è sicuramente una voce contro il coro de sinistra della Rai che ci riempie le orecchie da almeno vent'anni. Desta qualche sospetto il doppio benservito dato ai due giornalisti che, chi in un modo e chi in un altro, non strizzavano l'occhio a questo governo.
Il colpo finale che ci toglierà ogni dubbio è il cambiamento che c'è stato nella direzione del quotidiano Libero, notoriamente avverso a questo governo. Era, fino a qualche giorno fa, diretto da Maurizio Belpietro che coi suoi editoriali menava fendenti contro l'esecutivo, e soprattutto si era schierato contro il referendum di ottobre. L'editore del quotidiano, tale Angelucci, parlamentare del Nuovo Centro Destra che appoggia il governo, ha gentilmente messo alla porta Belpietro per lasciare il posto ad un Vittorio Feltri che, da un po' di tempo a questa parte, sostiene che sia meglio avere una mezza riforma che non averne alcuna. Dunque il diretùr si schiera per il "sì" al referendum di ottobre.
Questa rivoluzione interna al quotidiano, unita ai fatti di Gannini e di Porro, lascia intendere che Renzi è molto preoccupato per i sondaggi riguardanti il referendum sulla riforma costituzionale. Ad oggi è in leggero vantaggio il "no" e, nonostante manchi ancora diverso tempo, tale intenzione di voto non può non preoccupare il premier che ha garantito lascerà Palazzo Chigi se dovesse prevalere ad ottobre il voto negativo.
Mano alle armi, dunque, senza esclusione di colpi. Perché, non si può negare, una tattica di questo tipo è degna di un regime dittatoriale.
Il problema è anche un altro, ovvero l'uso che Matteo Renzi sta facendo del proprio potere per indirizzare l'informazione (anche pubblica) in favore del governo, verso un voto positivo al referendum che ci aspetta ad ottobre. Il conduttore di Ballarò Massimo Giannini verrà rimosso dal suo posto. E' noto lo screzio che non molto tempo fa l'ex vicedirettore di Repubblica ebbe proprio col premier, dunque la sua rimozione dalla conduzione del talk show puzza lontano un miglio.
La questione Giannini potrebbe essere archiviata senza grandi problemi se non andasse a braccetto con la questione Porro, il conduttore di Virus che è stato messo al corrente del fatto che il suo talk show verrà chiuso. Nicola Porro, vicedirettore del Giornale, non ha mai avuto scaramucce con Renzi, ma la sua è sicuramente una voce contro il coro de sinistra della Rai che ci riempie le orecchie da almeno vent'anni. Desta qualche sospetto il doppio benservito dato ai due giornalisti che, chi in un modo e chi in un altro, non strizzavano l'occhio a questo governo.
Il colpo finale che ci toglierà ogni dubbio è il cambiamento che c'è stato nella direzione del quotidiano Libero, notoriamente avverso a questo governo. Era, fino a qualche giorno fa, diretto da Maurizio Belpietro che coi suoi editoriali menava fendenti contro l'esecutivo, e soprattutto si era schierato contro il referendum di ottobre. L'editore del quotidiano, tale Angelucci, parlamentare del Nuovo Centro Destra che appoggia il governo, ha gentilmente messo alla porta Belpietro per lasciare il posto ad un Vittorio Feltri che, da un po' di tempo a questa parte, sostiene che sia meglio avere una mezza riforma che non averne alcuna. Dunque il diretùr si schiera per il "sì" al referendum di ottobre.
Questa rivoluzione interna al quotidiano, unita ai fatti di Gannini e di Porro, lascia intendere che Renzi è molto preoccupato per i sondaggi riguardanti il referendum sulla riforma costituzionale. Ad oggi è in leggero vantaggio il "no" e, nonostante manchi ancora diverso tempo, tale intenzione di voto non può non preoccupare il premier che ha garantito lascerà Palazzo Chigi se dovesse prevalere ad ottobre il voto negativo.
Mano alle armi, dunque, senza esclusione di colpi. Perché, non si può negare, una tattica di questo tipo è degna di un regime dittatoriale.
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