Se Maria Elena Boschi non è obbligata a dimettersi.
Con un conflitto di interessi di mezzo una persona non dovrebbe diventar ministro, punto e basta. Se però poi lo diventa, chiederne le dimissione è un po' come chiudere la stalla quando i buoi sono già lontani: diventa qualcosa di totalmente inutile.
Maria Elena Boschi è palesemente in conflitto di interessi, lo era fin dal momento in cui suo padre è divenuto vicepresidente della Banca Etruria, ma sollevvare questa questione solo oggi (alla luce dei fatti riguardanti anche tale banca) è un errore da marionetta sciocca. Ha ragione Brunetta a chiedere le dimissioni del governo, perché solo lui (o pochi altri) lo stanno facendo fin dalla nascita di quest'esecutivo. Ne ha insomma il diritto. Chi cavalca invece oggi l'onda emotiva per mandare a casa il ministro sbaglia perché arriva in ritardo.
La Boschi non deve dimettersi, quantomeno non ha senso che lo faccia oggi. Sia perché si sarebbe dovuta dimettere mesi or sono quando il padre divenne vicepresidente dell'Etruria, sia perché oggi è finito nei guai solo suo padre (per altro subendo solamente una multa di circa centoquarantamila euro da parte di Bankitalia) e mi pare quindi assurdo che la figlia debba in qualche modo rispondere degli errori commessi dal padre. Sarebbe solo demagogia per placare gli animi surriscaldati (giustamente) di chi ha perso i propri quattrini, anche investendo nella Banca Etruria.
Però, c'è un però, riguardante le assurde dichiarazione della Boschi sul caso Cancellieri, l'allora ministro della Giustizia del governo di Enrico Letta che con qualche telefonata aiutò l'amica Giulia Maria Ligresti a passare dalla carcerazione preventiva ai domiciliari, il tutto giustificato da un serio peggioramento delle condizioni di salute di quest'ultima. Io, e chiunque ragionasse con buon senso, esultai sperando che arrivassero altri ministri come la Cancellieri, disposti ad occuparsi personalmente di casi particolari così da evitare degeneri di vario tipo in cui lo Stato italiano sarebbe passato da carnefice. La Boschi invece disse il contrario, e pubblicamente dichiarò che le dimissioni della Cancellieri erano necessarie per un evidente conflitto di interessi, aggiungendo anche che se fosse stata al suo posto non avrebbe esitato un attimo a far ciò. Tentò insomma di far bella figura, di passare per quella che mette la trasparenza davanti a tutto, anche a costo di dire idiozie che le si sarebbero ritorte contro in futuro. Questo momento è arrivato, e seguendo la logica utilizzata dalla Boschi per il caso Cancellieri, potremmo tranquillamente invocare a gran voce le sue dimissioni. E' una giovane sciocca che ha anteposto la forma alla sostanza.
Il giustizialismo però non è mai giustificato, è quindi giusto lasciare la massima libertà di scelta al ministro sul da farsi. Si dimetterà, insomma, se vorrà evitare al suo governo di esser bombardato da mattina a sera dall'opposizione e dall'informazione avversa. Altrimenti non si dimetterà, ritenendo che delle colpe del padre non possa risponderne lei, ma chiedendo al Renzi di spendere due parole chiarificatrici su una faccenda che riguarda anche lui, evitando le barzellette e le rime che ci ha rifilato durante quest'ultima Leopolda.
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