Se sparare per difendere la propria famiglia è umano.
Non sono personalmente favorevole alla detenzione di armi da fuoco in casa per un fatto di sicurezza personale, perché tanto, vada come vada, il padrone di casa e detentore di tale oggetto prima o poi finirà nei guai. E' però anche fuori dubbio che nel caso trovassi dei ladri in casa e una pistola mi piovesse dal cielo tra le mani, non esiterei un momento ad utilizzarla. Non sta scrivendo una persona avvezza alla violenza, tranne qualche gioco per la PlayStation vietato ai minorenni, o che tantomeno ha familiarietà con le armi. Tento solo di immedesimarmi in quell'uomo milanese che qualche notte fa ha ucciso il ladro che era penetrato nella sua abitazione. Mi affido alla logica insomma, tenendo ben distante il politicamente corretto.
L'accusa principale che opinionisti e giornalisti hanno mosso contro il sessantacinquenne è di aver esagerato nella razione: pare sia saltata la proporzionalità tra offesa e difesa. Rimango incredulo, perché non so quale persona sana di mente possa accusare un soggetto di mezza età di non aver calcolato la benedetta proporzionalità con, da una parte un ladro con due complici, e dall'altra i propri familiari, ovvero moglie, figlio, nuora e nipotini. Mi domando cosa avrebbe dovuto fare: chiedere al ladro se era armato e, solo a quel punto, estrarre la propria arma ma senza utilizzarla? Oppure assicurarsi che fosse il ladro a sparare per primo, schivare il proiettile e solo allora far fuoco contro l'intruso? O sennò, come certi premi nobel mancati hanno sostenuto, concedere la razzia perché il giovane albanese era un ladro matricolato a causa della crisi e della povertà che imperversa in Italia?
Ve lo dico molto sinceramente: piango un muratore che, durante la costruzione di una casa, cade dall'impalcatura e muore, ma non di certo un ladro che durante l'esercizio delle sue funzioni viene preso a pistolettate a morte.
Non ritengo però appropriato osannare il sessantacinquenne milanese come se fosse un eroe nazionale. Semplicemente non lo accuso, quindi tantomeno lo condanno per alcunché, perché credo che la sua sia stata una reazione umana e comprensibile. Il problema è che difronte alle stupidaggini dette o pensate dai soloni radical-chic della sinistra salottiera e pacifista, che mai sparerebbe ad un ladro, soprattutto se trattasi di ladro extra comunitario, è inevitabile la fiaccolata in sostegno del padrone di casa che ha sparato e ucciso, è inevitabile che quest'ultimo diventi un eroe, ed è inevitabile che le persone si sentano vicine a persone come Salvini che, molto umanamente, dice loro che la legittima difesa è sempre legittima.
Allora cosa vogliamo fare, rendere obbligatorio per tutti i detentori di arma da fuoco, anzi, anche per tutti i detentori di coltetti da cucina, un corso di diritto penale in cui gli viene spiegato il concetto di proporzionalità tra offesa e difesa, oppure ammettere, nonostante sia politicamente scorretto, che sparare per difendere la propria famiglia e la propria casa è una reazione umana e non da extraterrestre?
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