Il paraculismo e la viltà del caso di Erri De Luca.
Erri De Luca è stato assolto, e siccome la galera non si augura a nessuno, ne prendo atto senza rammaricarmene. Andiamo a capo, perché il punto è un altro.
Il continuo appellarsi alla libertà di critica, alla libertà di pensiero, alla libertà in generale, fantasticando su improbabili sistemi che tenterebbero continuamente di minare le libertà sopracitate, sempre e comunque, anche quando si sfocia nella diffamazione o nell'istigazione a commettere un reato, è vomitevole. Chi si erge a garante delle libertà e diritti costituzionali è invece il miglior approfittatore, sfruttatore della Carta costituzionale proprio per la sua importanza vitale: ciò che è scritto lì non è attaccabile, criticabile, quindi appellandomi a quegli articoli divento automaticamente immune da critiche o provvediamenti giudiziari.
Ha detto De Luca dopo l'assoluzione "che si stava compiendo un esperimento, un tentativo di mettere a tacere parole contrarie". Ha anche aggiunto il suo avvocato "che Procura e Digos devono capire che c'è un limite all' attività di repressione". Se fossi nato ieri penserei di assistere ad un brutale processo alla libertà di questo pover uomo, mingherlino, semicalvo, innocuo apparentemente, quando invece egli, da ex capo d'ordine di Lotta Continua, prese parte alla campagna "di parole" che favorì l'assassinio del commissario Calabresi. Non è una vittima De Luca, né tantomeno qualcuno vuole metterlo a tacere, è piuttosto un furbacchione che parandosi dietro al diritto di esprimere la propria opinione, infanga e induce a commettere reati.
E' davanti agli occhi del mondo intero che dal 2011 ad oggi ci sono stati oltre cinquanta attacchi in Val di Susa più i danneggiamenti alle imprese e alle persone. Tutto ciò adesso viene legittimato da questa sentenza, perché se è vero che difficilmente poteva esser provato il nesso tra le parole di De Luca e le violenze, è altrettanto vero che lui le ha legittimate e promosse, a questo punto col benestare della legge italiana. Quindi il sabotaggio è legittimo, i danni alle imprese che lavorano nella valle pure, e nessuno può permettersi di schierarsi contro tutto questo, altrimenti non solo si incorre nell'ira del De Luca di turno, ma da due giorni si va pure contro il parere di un tribunale.
Lo schieramento di intellettuali e giornalisti che gli hanno confermato la loro solidarietà è stata la prova di quanto conformismo e paraculismo ci siano in Italia. Scrittori, politici francesi, attori e direttori di quotidiani, ma a De Luca non è bastato, infatti a parer suo "ci sono degli assenti e si notano, e si sono presi la responsabilità della loro assenza".
A me, ma a tutti coloro sprovvisti di faziosità ideologica, capaci di distinguere il conformismo modaiolo dalla vera solidarietà, invece è bastato e avanzato per vomitare ancora un volta di fronte a tanta meschinità e viltà.
D'altronde, si tratta anche della mia libertà di pensiero.
Il continuo appellarsi alla libertà di critica, alla libertà di pensiero, alla libertà in generale, fantasticando su improbabili sistemi che tenterebbero continuamente di minare le libertà sopracitate, sempre e comunque, anche quando si sfocia nella diffamazione o nell'istigazione a commettere un reato, è vomitevole. Chi si erge a garante delle libertà e diritti costituzionali è invece il miglior approfittatore, sfruttatore della Carta costituzionale proprio per la sua importanza vitale: ciò che è scritto lì non è attaccabile, criticabile, quindi appellandomi a quegli articoli divento automaticamente immune da critiche o provvediamenti giudiziari.
Ha detto De Luca dopo l'assoluzione "che si stava compiendo un esperimento, un tentativo di mettere a tacere parole contrarie". Ha anche aggiunto il suo avvocato "che Procura e Digos devono capire che c'è un limite all' attività di repressione". Se fossi nato ieri penserei di assistere ad un brutale processo alla libertà di questo pover uomo, mingherlino, semicalvo, innocuo apparentemente, quando invece egli, da ex capo d'ordine di Lotta Continua, prese parte alla campagna "di parole" che favorì l'assassinio del commissario Calabresi. Non è una vittima De Luca, né tantomeno qualcuno vuole metterlo a tacere, è piuttosto un furbacchione che parandosi dietro al diritto di esprimere la propria opinione, infanga e induce a commettere reati.
E' davanti agli occhi del mondo intero che dal 2011 ad oggi ci sono stati oltre cinquanta attacchi in Val di Susa più i danneggiamenti alle imprese e alle persone. Tutto ciò adesso viene legittimato da questa sentenza, perché se è vero che difficilmente poteva esser provato il nesso tra le parole di De Luca e le violenze, è altrettanto vero che lui le ha legittimate e promosse, a questo punto col benestare della legge italiana. Quindi il sabotaggio è legittimo, i danni alle imprese che lavorano nella valle pure, e nessuno può permettersi di schierarsi contro tutto questo, altrimenti non solo si incorre nell'ira del De Luca di turno, ma da due giorni si va pure contro il parere di un tribunale.
Lo schieramento di intellettuali e giornalisti che gli hanno confermato la loro solidarietà è stata la prova di quanto conformismo e paraculismo ci siano in Italia. Scrittori, politici francesi, attori e direttori di quotidiani, ma a De Luca non è bastato, infatti a parer suo "ci sono degli assenti e si notano, e si sono presi la responsabilità della loro assenza".
A me, ma a tutti coloro sprovvisti di faziosità ideologica, capaci di distinguere il conformismo modaiolo dalla vera solidarietà, invece è bastato e avanzato per vomitare ancora un volta di fronte a tanta meschinità e viltà.
D'altronde, si tratta anche della mia libertà di pensiero.
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