Venti chilometri di passione-Capitolo 18
Giulia è alta un metro e settanta
circa e pesa un cinquantina di chili. È minuta, gracile, sembra che abbia
sempre bisogno d’esser protetta da qualcosa che potrebbe rovinarla, distrarla
da te o intaccare quella perfezione che noti appena la guardi. Ha i capelli
lunghi e mori e li porta quasi sempre sciolti e raccolti su una spalla, la
destra di solito.
Le mani sono la parte del suo
corpo più fragile, sembrano fatte di vetro, a volte non sembrano vere. Sono
morbide e chiare e non hanno bisogno di cure particolari. Le mie ad esempio si
screpolano d’inverno, mentre le sue rimangono intatte quasi come se un
incantesimo le rendesse immuni alle intemperie che rovinano la pelle di noi
comuni mortali. Sono magiche, e le unghie sono leggermente lunghe e tonde,
quasi sempre dipinte con dello smalto, e il grigio pastello è il mio preferito,
ma questo l’ho già detto.
Ha labbra sottili e di un rosa
acceso, dipinte poche volte con rossetto o roba simile, anche perché sa che mi
fa senso baciarla e poi ritrovarmi quello strano sapore in bocca, senza parlare
delle labbra rosse stampate su un guancia, difficili da cancellare vista la
resistenza dei rossetti di oggi.
I denti sono perfettamente
bianchi e non grandi, esattamente in linea e il naso è grande al punto giusto,
tondo quanto basta, e sembra che ti dica “baciami, dammi un morsino”. Di morsi
sul naso, infatti, gliene ho dati sempre molti.
Sembra fragile, ma non è così.
Spesse volte ha pianto davanti a me ed in quel momento avrei avuto più bisogno
io di un suo abbraccio che lei di uno mio.
Ha le braccia prive di muscoli,
eppure non so nemmeno spiegare con quanta forza lei mi abbia stretto a sé più
di una volta, ma che dico, moltissime volte.
Alle Foccette, la sera prima di
addormentarsi, parlavamo, ed alle volte le lacrime scendevano sul mio viso. Nel
buio della stanza lei mi avvolgeva le spalle e la testa con le sue piccole
braccia e mi stringeva, e poi mi dava un bacio su ogni occhio per farli
smettere di lacrimare. Non sempre raggiungeva il suo scopo al primo colpo,
quindi lo rifaceva, e le sue labbra si inumidivano delle mie lacrime.
A chi mi dice che dormire insieme significa
solamente andare a letto insieme, darei in questo istante un pugno in pieno
viso.
Io riesco a sollevarla da terra e
portarla in giro in braccio come una principessa addormentata, lei ovviamente
non può fare lo stesso con me, ma quando si tratta di infondere sicurezza e
amore e serenità e pace all’anima tramite un abbraccio, non ho mai potuto
competere con lei.
Giulia la inquadri appena la
incontri, appena ci scambi due parole, ma poi c’è un mondo dietro di lei che
aspetta solo di essere scoperto, di essere vissuto o conosciuto, ma dalle
persone giuste, altrimenti è come dare perle ai porci.
Alle volte mi sono comportato
come se lo fossi, ma il realtà non era così, affatto, io sono una di quelle
persone che hanno colto, involontariamente, il tesoro contenuto dentro quel suo
corpicino. Il problema, se così vogliamo chiamarlo, è che richiede attenzione e
completo coinvolgimento, senza frenarsi o porsi domande. Io l’ho fatto quasi
sempre, ma c’è questo “quasi” di mezzo che molte volte ci ha fatto scontrare ed
anche in maniera pesante e ci ha procurato ferite che al massimo diverranno
cicatrici, ma di sicuro non scompariranno mai.
Non riuscire ad esprimere
interamente a parole la turbolenza che Giulia ha portato dentro di me e come
questo abbia sconvolto la mia esistenza, sicuramente non ha mai facilitato il
mio compito, devo però darmi atto che per lei ho messo in discussione fette
della mia vita che mai avrei pensato di poter anche solo toccare, sfiorare.
A volte mi chiedo se lei avverta
cose simili nei miei riguardi, ed un punto interrogativo mi rimane sempre fisso
in mente.
Ma poi penso agli ultimi tre anni della mia vita e so che prima di
tutto fu lei, una notte di capodanno, a scegliere me, e questo mi rincuora e mi
rassicura davvero molto.
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