Venti chilometri di passione - Capitolo 5
All’esame di Stato io presi sessantaquattro centesimi, Giulia ottantaquattro. Non so proprio che razza di liceo fosse il suo per dare quel voto ad una come lei, lavoratrice instancabile ma soprattutto d’una intelligenza e d’una scaltrezza mentale decisamente sopra la norma. Il voto concesso a Giulia è uno degli innumerevoli fallimenti dell’istruzione. Un corpo insegnanti che dopo anni di conoscenza si ferma solamente alla media matematica ha fallito completamente, ed il caso di Giulia è emblematico.
Tenemmo l’orale, ovvero la parte finale dell’esame, entrambi di martedì 3 Luglio.
Obiettivamente la tensione in quegli ultimi giorni pre esame si tagliava a fette e si notava molto nonostante i soliti maledetti trecento chilometri che ci separavamo.
Io dopo l’esame andai a farmi una bevuta con tre amici ad un bar, non ostante fossero le nove di mattina. Pranzai, aiutai mia nonna Loriana a sistemare i vasi che tiene sul terrazzo dietro la casa, così da poter usare l’impianto di irrigazione, ed infine preparai la mia valigia rossa per il giorno dopo.
Quando la mattina dopo andai a prendere alla stazione Giulia, ricordo che appena ci vedemmo sorridemmo a trentadue denti. Fu un sorriso liberatorio, a me quasi veniva da ridere ad alta voce per la felicità e l’entusiasmo di quel momento. Tra l’altro il giorno dopo, ovvero il cinque luglio, sarebbe stato il diciannovesimo compleanno di Giulia, ed io non mi feci trovare impreparato.
Passammo i primi due giorni insieme e da soli a Pietrasanta, sempre attaccati. La volevo stringere sempre, ma per via del caldo afoso non potevo permettermelo.
Il giorno andavamo sulla spiaggia il mio bagno, in quanto alla fine mia madre ritardò il suo arrivo alle Focette e quindi la tenda numero 2 e la cabina numero 8 erano esclusivamente a nostra disposizione. Giulia preparava il pranzo la mattina, anche utilizzando qualche avanzo della sera prima nel caso avessimo cenato in casa, e vi assicuro che quei pranzetti consumati a pochi metri dal mare e con la salsedine sulla pelle erano deliziosi.
Utilizzavamo una borsa da mare, quelle tipiche borse o in paglia o in tessuto, molto ampie e colorate chiare. Giulia la riempiva di piccoli barattolini ricolmi di buon cibo e partivamo. Tutto ciò che utilizzava sembrava fatto su misura per lei.
Il regalo per il compleanno glielo feci trovare la mattina del cinque luglio appoggiato sul mio cuscino, ovvero di fianco a lei, mentre dormiva ancora. Mi accorsi solo in quel momento d’aver pensato a tutto tranne che alle candeline, quindi rimediai anche se non in modo impeccabile e preciso. Le posizionai su una piccolissima torta al cioccolato con di fianco il regalo.
Come al solito valse la regola che io e Giulia ci eravamo dati riguardo i regali, ovvero deve contare realmente il pensiero e l’impegno e non piuttosto l’esborso. Con questo vincolo si rischia molto di fare degli arrosti clamorosi ma, se si passa un po’ di tempo a rifletterci su, si può anche arrivare a dei risultati estremamente soddisfacenti. Vi assicuro che ne so qualcosa.
Le giornate passavano spensierate ed il cielo era costantemente azzurro. I colori delle tende del mio bagno, che poi rappresentano i colori tipici del bagno stesso, sono blu e bianco, due colori che mi fanno tornare in mente un libro di Susanna Agnelli “Vestivamo alla marinara” e i colori di una canottiera che portavo da bambino. Ce l’ho ancora, è sbiadita ed infatti il bianco è diventato un grigio chiaro e il blu un miope celeste, ma esprime comunque libertà e felicità.
Così anche molte canzoni passate, canzoni che ritrovi in certi film girati in Versilia negli anni ’60 e ’70 e che ancora oggi ti fanno venire in mente la lunga passeggiata e le cabine messe in fila sulla spiaggia.
Il mio bagno, come ho già detto, si chiama Panoramic, quello di Giulia invece Giovanni. Sono molto diversi.
Il mio, pur facendo rimanere invariate alcune storiche caratteristiche, si è modernizzato nel tempo, inoltre è decisamente più grande rispetto a quello di Giulia. È una caratteristica non sempre apprezzabile.
Il bagno Giovanni invece è esattamente un bagno vecchio, cioè mantenuto bene, ma che ha lasciato invariata la struttura antica e classica del bagno in Versilia: principalmente, per non dire solo, ombrelloni, nessun tipo di struttura moderna e soprattutto le file di cabine messe parallelamente alla riva del mare e strutturate come se ognuna fosse una piccola casetta. Quest’ultima caratteristica credo che sia stato possibile mantenerla grazie alle dimensioni ridotte dello stabilimento, difatti al Panoramic le cabine sono messe perpendicolarmente alla riva, poiché se le avessero messe nell’altro verso si sarebbero ritrovati un bagno più largo che lungo.
Al Panoramic ci sono tre bagnini, ma il capogruppo è Giancarlo, peraltro fratello della proprietaria. Giancarlo credo non arrivi al metro e settanta, invece arriva perfettamente a settant’anni, ma continua a mantenere un fisico asciutto e muscoloso. Ha molti peli addosso e la barba bianca lasciata un po’ lunga. Io lo conosco da oltre vent’anni e me lo ricordo sempre coi capelli e la barba bianca. Ha il suo fascino. Ha anche sempre incusso timore in noi giovani impertinenti. Ricordo che diversi anni fa, durante il giorno di ferragosto, era in atto la solita scorribanda sul bagnasciuga per fare a secchiate. Un ragazzotto ebbe la malaugurata idea di tirare una secchiata d’acqua a Giancarlo e poi scappare. Lui senza mezze misure lo rincorse, gli bloccò le braccia e lo ribaltò sulla sabbia. Massimo rispetto per il capo bagnino!
La Paola, proprietaria del bagno e sorella di Giancarlo, si è addolcita col tempo. Le prime volte in cui andavo sul mare con Giulia lei mi chiedeva sorridendo chi fosse. Una volta mi chiese se non fosse mia sorella. Ci rimasi male, un po’ perché è la mia fidanzata, e un po’ perché Paola conosce mia sorella praticamente da quando è nata.
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