"Le mie idee, uno schermo e una tastiera sono per me come i capelli di Sansone. Privatemene e diventerò indifeso".

Vent’anni incancellabili.

, by Yoga

E così siamo arrivati alla legge contra personam, contro l’Arcinemico da vent’anni, tanto per assicurarsi la sua estromissione dal Senato della Repubblica. 
Dopo vent’anni di romantiche battaglie e scontri violenti, dentro e fuori dall’urna, siamo arrivati alle battute finali, siamo arrivati a contare le pecore e il risultato è nettamente ed inequivocabilmente a sfavore del Cavaliere.
Dopo aver nuovamente portato il suo partito al governo, dopo aver guadagnato da solo quasi sei milioni di voti, l’Arcinemico verrà estromesso dal Parlamento  sulla base di una legge chiaramente irretroattiva e sulla base di quei soliti pregiudizi che hanno portato il Partito Democratico a dichiarare, ancor prima di aver ascoltato le ragioni del relatore pidiellino, “noi voteremo per la decadenza del Cavaliere”. 
C’è poco da fare, come la sua intera vita politica dimostra, anche la sua fine sarà segnata dal romanticismo e dal fascino che una sentenza di condanna per evasione fiscale palesemente ingiusta non fa altro che rendere ancor più romantica ed affascinante.
E sono questi suoi tratti somatici a renderlo giustamente vittima del sistema e anche unico nel suo genere, cioè il classico imprenditore di successo milanese, il classico self made man che ha come sua prima arma la schiettezza, la sincerità, caratteristica che si riscontra sia in quell’anomalo processo detto Ruby gate e sia in alcune sue uscite da barzellettiere od entrate, come si voglia preferire, ad effetto, cantando e raccontando storie con una bandana legata in testa. Un vero pirata della vita, sia pubblica che privata.
Via siamo seri, pensano davvero gli Arcinemici dell’Arcinemico che lui scomparirà dalla faccia di questo paese per un verdetto pronunciato da un presidente di tribunale imparziale, per una assurda evasione da sette milioni dopo averne versati in vent’anni oltre nove miliardi, per la votazione in una commissione del Senato che è palesemente manipolata dalla sinistra che altro non desidera che vedere lui alla sbarra, ai servizi sociali come un criminale qualunque, come uno stronzo qualunque, se mi permettete. 
Non si può essere così faciloni e forcaioli dopo vent’anni di battaglie romantiche che hanno visto squagliarsi gli Arcinemici come neve al sole, dopo aver visto tutti quei tizi di sinistra che si candidavano contro di lui, perdendo o vincendo di pochissimo, finendo inevitabilmente per passargli lo scettro del comando data la loro impotenza di fronte ad un combattente di razza com’è il Cavaliere.
E ora siamo nell’era della rottamazione, nell’era dei grillini e di Renzi, di questi impertinenti giovanotti che poco sanno ma che molto dicono e spesso molto offendono con i loro toni.
Ma quanta supponenza, ma quanta imbecillità inevitabilmente riscontro in loro, quanta sfacciata irresponsabilità noto nel sindaco di Firenze, in questo ragazzo neanche quarant’enne che pensa di avere il mondo ai propri piedi solo perché giovane e con la parlantina abile. Questa è gente che, se disgraziatamente dovessero scontrarsi col Cavaliere faccia a faccia, raccatterebbero una lavata di testa che manco se la immaginano.
E’ immorale tentare di accantonare, di trafugare facendo finta di nulla i politici dalla penna bianca solo perché durante i loro mandati non hanno creato un paradiso terrestre, una sorta di Eden. Non si può ergersi a salvatore della patria quando si è solo un comune sindaco di una città pur bella ed affascinante, ma che rimane solo una città.
Renzi parla bene ma razzola malino perché per quanto si distacchi da molte posizioni che il suo partito prende da vent’anni, egli ci rimane col culo ben piantato e si candida anche alla segreteria di quel suo partitucolo che alle ultime primarie lo ha spodestato con un’ abile ancata. E’ addirittura favorevole all’eliminazione del Cavaliere dal Senato, il che vuol dire che anch’egli lo teme, lo detesta e che pure lui vuole arrivare velocemente alle elezioni senza l’Arcinemico tra le scatole. 
Non si fa così, non è un comportamento idoneo ad un paese ricolmo di tradizioni e di romanticismo com’è l’Italia. Vent’anni di passione e milioni di voti non possono essere confinati in soffitta per soddisfare la corrente antiberlusconiana della magistratura o per dare la prima possibilità al piccolo Matteo.
Oggi, dopo giorni di silenzio post sentenza, il Cavaliere rompe questo mutismo con un videomessaggio in cui tocca la magistratura a lui avversa e la nascente Forza Italia. Nessuno del partito conosceva bene il contenuto di questo discorso, parole pesante e ripesate in questi giorni tormentati ma pieni di carica elettrica al solito tempo. 
Come al solito gli elettori sono i primi a sentire le parole del Cavaliere, le parole di un discorso che probabilmente è secondo solo alla sua prima comparsa in tivù come candidato alle elezioni. Sto parlando del ’94 e sto parlando della sua prima schiacciante vittoria. 
Oggi come in quell’anno il Cavaliere si accinge a dichiarare la nascita di un nuovo partito liberale, che alla fin fine non è nuovo perché tutti noi conosciamo bene il nome Forza Italia.
Si ritorna alle origini, si ritorna alla vecchia passione, al vecchio romanticismo che in questi due anni abbondanti di larghe intese hanno finito inevitabilmente per scemare.
Renzi si dia pace, tutto questo non lo potrà mai asfaltare, come Bersani a suo tempo non riuscì a smacchiare.

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