"Le mie idee, uno schermo e una tastiera sono per me come i capelli di Sansone. Privatemene e diventerò indifeso".

Arrestare un giornalista non è mai giusto!

, by Yoga

Il caso Sallusti è indecenza pura. 
Una giustizia così barbara è vomitevole ed un Governo (per fortuna dimissionario) che non muove dito per impedire il tutto è scandaloso. Perché è sbagliato vedere nella figura di Sallusti l’unica vittima di questa situazione. Chi ci rimette è l’intero Paese, il giornalismo tutto e quella parte di popolazione che ha una visione liberale e democratica dell’informazione e, mi permetto di aggiungere, della vita. Alessandro Sallusti è il direttore di un giornale libero, perbene e corretto, con l’unico difetto di dichiararsi di centro-destra. Non si può sopportare un uso della giustizia ad personam (vocabolo caro a molti intellettuali che lo hanno sempre usato a sproposito). Non si era mai vista la Polizia entrare nella sede di un giornale per ammanettare il direttore per un reato che NON ha mai commesso. 
Per chi avesse vissuto sulla Luna negli ultimi due mesi: Sallusti è stato condannato in primo grado ad un’ammenda di 5000 euro per omesso controllo e diffamazione. Nello specifico per non aver controllato, in quanto direttore responsabile, la pubblicazione di un articolo e per aver scritto un altro articolo. Entrambi riferenti alla stessa vicenda ed entrambi ritenuti diffamanti per un magistrato. Quest’ultimo, che è anche il querelante, ha fatto ricorso in secondo grado, dove Sallusti è stato condannato a 14 mesi di reclusione. 
Accantonando per un attimo i pareri sulla legge fascista che impone il carcere per la diffamazione a mezzo stampa, si deve sapere che il secondo articolo per il quale Sallusti è stato condannato alla galera non è mai stato scritto da lui. Piuttosto da Renato Farina, all’ora sottoposto del nostro condannato ed attuale parlamentare del Pdl. Farina su quell’articolo si firmò con un soprannome. Immediatamente dopo la condanna, quest’ultimo ha tenuto un discorso chiarificatore in parlamento in cui si addossava la responsabilità di quell’articolo in quanto fu lui a scriverlo, e non il povero Sallusti. In un mese di sospensione dell’esecutorietà della pena, il Parlamento non è riuscito a modificare quella legge dittatoriale che vuole i giornalisti in prigione. 
Niente da fare quindi, Alessandro Sallusti viene arrestato nella sede milanese del Giornale in Via Negri, davanti agli occhi esterrefatti dei colleghi. Il Procuratore Bruti Liberati ha mutato la pena carceraria in arresti domiciliari, tanto era assurda quella sentenza. Il direttore ha insistito per essere trasferito in carcere, perché non si sente e non deve passare come privilegiato. Niente da fare anche a questo giro, Alessandro Sallusti passerà 14 mesi ai domiciliari per un reato che non ha commesso, e passerà come quello con le “spalle coperte”. Mi verrebbe da definirlo piuttosto come uno con due discrete palle.

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