"Le mie idee, uno schermo e una tastiera sono per me come i capelli di Sansone. Privatemene e diventerò indifeso".

L'incapace Marino e il burattinaio Renzi.

, by Yoga

Per quanto mi sembri strano legger ciò che sto scrivendo, io non riesco a non stare dalla parte di Marino. Sarà un marziano (tanta era la sua lontananza dalle problematiche della capitale), sarà un furbetto (vedremo come si concluderà la vicenda degli scontrini), ma mi pare sia stato bastona fin troppo negli ultimi mesi.
Iniziando con la grottesca polemica sul farzoso funerale dei Casamonica, del quale l'Italia non deve vergognarsi in quanto chiunque ha diritto di seppellire i propri morti come accidente crede meglio, per finire con l'imbarazzante invito papale che Marino non ha effettivamente ricevuto, a detta dello stesso Vescovo di Roma, il sindaco della nostra capitale è stato picchiato duramente non solo dall'opposizione, che come di consueto svolge il proprio compito anche faziosamente, ma anche dal proprio partito. Ed è qui che mi irrigidisco.
E' un dato di fatto che gran parte del potere in Italia sia concentrato nella persona del Renzi, il quale, lecitamente o no, lo amministra come crede meglio facendosi ancora forte di quel quaranta e rotti per cento che riuscì a strappare alle ultime elezioni europee. Marino vinse le elezioni a Roma ben prima di questi fatti, ed è fin troppo ovvio che egli abbia il diritto di terminare i suoi cinque anni di governo cittadino senza dover minimamente render conto a Renzi e alle sue barzellette. Perché di questo si tratta, di un barzellettiere.
Accade invece, contravvenendo a queste riflessioni dettate unicamente dalla logica, che il premier abbia ordinato ai suoi segugi (vedi Orfini, presidente del Pd) di presentarsi a Roma obbligando Marino a dimettersi. A parer mio, e lo dico da cittadino italiano non di Roma, Marino avrebbe dovuto dimettersi per incapacità personale a ricoprire un ruolo così rilevante, non di sicuro per quelle baggianate che i Travaglio ci hanno raccontato su quanto Roma sia infestata dalla mafia. Anche perché se è vero che Mafia Capitale si basava sull'accoglienza dei clandestini e sul succeccivo profitto ottenuto, è palese che la responsabilità di tutto ciò non gravi sulle spalle degli amministratori comunali ma su quelle di chi amministra a livello nazionale il fenomeno della migrazione. E mi sto ancora affidando alla logica. A maggior ragione è assurdo che Renzi pensi di poter sbatter fuori Marino dal suo ufficio, che egli si guadagnò incassando la fiducia di seicentomila romani, senza metterci la faccia e comandando tramite complotto le dimissioni di venticinque consiglieri, così da mandare a casa il sindaco. Ovviamente Renzi è mosso da ideali più che nobili, tutta roba che noi poveri imbecilli non siamo in grado di comprendere: pare che adesso sia importante il futuro di Roma e l'attesissimo Giubileo che a breve inizierà. I romani decisero di esser governati da Marino? E che gliene frega a Renzi, visto che è lo stesso Marino a mettere talvolta in imbarazzo il Pd, ad esempio con la gaffe riguardante il Papa e il suo invito mai avvenuto.
Siamo quindi in presenza di premier reazionario, che a differenza di quel dice o scrive nelle sue slide è contrario all'innovazione sul fare politica, a maggior ragione quando impone le dimissioni ad un sindaco regolarmente eletto mentre dice a giro che l'Italia ha bisogno di governi che governino per l'intero mandato.
Renzi si espone solo quando può guadagnar qualcosa. Quando invece il rischio è di far figuracce o di dover prendere per le corna un toro piuttosto infuriato, egli alza il tappeto e vi nasconde sotto la polvere. 
L'esatto metodo utilizzato da coloro che lui vorrebbe tanto rottamare.

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