L'antifascismo postumo è il nuovo fascismo
Una cazzata ripetuta all’infinito, si sa, si trasforma in verità.
Dovremmo respingere il concetto di intellettuale perché finisce per costruire una persona che ama se stessa e lì finisce. Dovremmo invece abbracciare quello di esercizio intellettuale consistente, grosso modo, nell’apprendere di certi fatti, nel metterli in fila e, poi, rifletterci su per un tempo considerevole così da arrivare ad una conclusione logica, non ideologica.
In ordine temporale: ci sono due leggi in Italia, legge Scelba e legge Mancino, che sanzionano la ricostituzione del Partito Fascista e la propaganda idonea al raggiungimento del medesimo risultato. Oltre ciò, l’eliminazione della dicitura “repubblica italiana” per poter transitare verso una dittatura è tecnicamente impossibile, essendo questa una caratteristica contenuta in una serie di articoli della Costituzione ritenuti intoccabili.
Certi marinai coraggiosi si sono spesi, in passato, per l’eliminazione delle due leggi sopracitate, per il semplice motivo che, o si decide di tutelarsi da qualsiasi totalitarismo, oppure è una barzelletta menzionarne solo uno. Vennero linciati e fatti affondare nel mare tempestoso del politicamente corretto in versione antifà.
Poi. Le idee, se si vuol esser definiti civili, non si possono vietare a meno che non inducano a commettere reati. Dunque, calandoci nella realtà d’oggi, dovrebbe esser lecito definirsi fascisti ma al contempo vietato indurre chicchessia a riorganizzare il defunto Partito Fascista. E, dunque, siamo attrezzati a dovere affinché le opinioni non facciano del male agli altri.
In questo contesto sommariamente descritto si sono inseriti dei soggetti che, adducendo come motivazione alla propria isteria singoli eventi per altro non violenti, denunciano un generico ritorno del fascismo nel paese Italia. Non spiegano come potrebbe accadere né perché starebbe accadendo né cosa diavolo significhi “ritorno”.
Sono capitanati dalla Repubblica, quotidiano sinistroide fondato da un Eugenio Scalfari che, pensate un po’, iniziò la sua carriera giornalistica in “Roma Fascista”, organo ufficiale del Guf (Gruppo universitario fascista), finendo per diventarne il direttore. Da lì, e da altri altari, ci fanno il predicozzo ogni giorno e addirittura sfilano nelle piazze per lamentare il ritorno della truce dittatura. Ovviamente il politico Biancalani partecipa alla passeggiata.
Correva l’anno 1973 e Pasolini scriveva a Moravia: “Mi chiedo, caro Alberto, se questo antifascismo rabbioso che viene sfogato nelle piazze oggi a fascismo finito, non sia che in fondo un’arma di distrazione che la classe dominante usa su studenti e lavoratori per veicolare il dissenso”.
Oppure, ipotizziamo noi, è l’ultima spiaggia disponibile per una sinistra scollata dal Paese e da sé stessa il cui collante è, oramai, la guerra agli spettri del passato.
linealibera.info, 13 dicembre 2017
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