Feltri ha detto che non abbiamo abbastanza paura: io ce l'ho!
Vittorio Feltri ha mantenuto la promessa fatta anni fa all'amica Oriana Fallaci. Ha fatto del suo meglio scrivendo il suo ultimo libro, e lo ha fatto talmente bene che adesso gira con la scorta appresso. Ha proseguito il lavoro della Fallaci scrivendo dell'Islam e dell'islamizzazione dell'Europa, ormai diventata Eurabia, come amava dire Oriana. Conosco Vittorio perché ne leggo sempre gli articoli, e ad un certo punto finisci per inqudrare la persona anche nei suoi particolari, ne delinei il carattere e la personalità. Ho letto talmente tanti articoli di Feltri che ormai ho chiara la sua nobiltà d'animo ed onestà intellettuale, un po' come accadeva con la Fallaci, e poi coloro che vengono insultati in piazza per i loro scritti esercitano su di me un effetto calamita, mi attirano enormemente. Feltri ormai è un signore anziano, quantomeno nell'età, la sua carriera l'ha fatta, ha scritto la storia del giornalismo italiano insieme ad eccellenze come la Fallaci ed Indro Montanelli. Tutt'oggi, nonostante la sua veneranda età, la sua firma porta migliaia di lettori che amano il suo istinto da abile spadaccino e quella proprietà di linguaggio che riscontri in pochi altri. Questo ancora oggi accade, quando il mito della rottamazione vorrebbe asfaltare i così detti vecchi.
Ho letto Non abbiamo abbastanza paura in due pomeriggi. Scorreva che era una meraviglia e sembrava sia di rileggere uno dei testi della Fallaci, sia di fare una chiaccherata con lo scrittore. Lo ha scritto a cuore aperto parlando infatti di paura, spronandoci a far la stessa cosa. Meriterebbe un applauso per cotanta sincerità.
Mi domando, cosa di quel libro è rimasto in me? Perché un libro, come un buon film, deve in qualche modo turbarti, scuoterti, farti piangere o crepare dalle risate. Insomma non puoi rimanere impassibile. Ecco, a me Non abbiamo abbastanza paura ha fatto tornare la paura che ho provato a gennaio quando seppi dell'attentato parigini a Charlie Hebdo. Leggendolo ho provato la stessa sensazione di disorientamento e panico, ma non perché io sia un fanatico, piuttosto perché ho la netta sensazione che tutto ciò noi non siamo in grado non solo di fermarlo, ma neanche di difenderci. Mi muovo, leggo, ogni tanto scrivo, parlo ed ascolto, eppure nessuno che ammetta lo stato di imminente pericolo in cui si trova l'Occidente oggi. Il classico struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia. Allora si alza una voce dal coro politicamente corretto, ieri la Fallaci, oggi Feltri, si incazza, batte i pugno e si ignuda di fronte a tutti ammettendo di farsela addosso dalla paura. Niente, i soliti fischi, i soliti insulti. Noi non siamo ragionevoli, noi siamo multirazziali. E delle conseguenze ce ne fottiamo, l'essenziale è essere applauditi quando dichiariamo il nostro istinto suicida alle Feste dell'Unità o sui giornaloni di sinistra.
Mica pretendo che da un giorno ad un altro vengano chiuse le moschee, rimpatriati tutti coloro che puzzano di terrorismo e della sua apologia, bloccata l'immigrazione per pericolo di infiltrazioni terroristiche, figuriamoci. Vorrei soltanto che per una volta coloro che davano della puttana alla Fallaci e che oggi insultano ancora Feltri o Magdi Allam, si chiedessero se in qualche modo hanno sbagliato direzione.
Ponetevi questa domanda, io non chiedo altro. Magari proverete la paura che ho provato io e tornerete sui vostri passi chiedendo scusa.
Ho letto Non abbiamo abbastanza paura in due pomeriggi. Scorreva che era una meraviglia e sembrava sia di rileggere uno dei testi della Fallaci, sia di fare una chiaccherata con lo scrittore. Lo ha scritto a cuore aperto parlando infatti di paura, spronandoci a far la stessa cosa. Meriterebbe un applauso per cotanta sincerità.
Mi domando, cosa di quel libro è rimasto in me? Perché un libro, come un buon film, deve in qualche modo turbarti, scuoterti, farti piangere o crepare dalle risate. Insomma non puoi rimanere impassibile. Ecco, a me Non abbiamo abbastanza paura ha fatto tornare la paura che ho provato a gennaio quando seppi dell'attentato parigini a Charlie Hebdo. Leggendolo ho provato la stessa sensazione di disorientamento e panico, ma non perché io sia un fanatico, piuttosto perché ho la netta sensazione che tutto ciò noi non siamo in grado non solo di fermarlo, ma neanche di difenderci. Mi muovo, leggo, ogni tanto scrivo, parlo ed ascolto, eppure nessuno che ammetta lo stato di imminente pericolo in cui si trova l'Occidente oggi. Il classico struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia. Allora si alza una voce dal coro politicamente corretto, ieri la Fallaci, oggi Feltri, si incazza, batte i pugno e si ignuda di fronte a tutti ammettendo di farsela addosso dalla paura. Niente, i soliti fischi, i soliti insulti. Noi non siamo ragionevoli, noi siamo multirazziali. E delle conseguenze ce ne fottiamo, l'essenziale è essere applauditi quando dichiariamo il nostro istinto suicida alle Feste dell'Unità o sui giornaloni di sinistra.
Mica pretendo che da un giorno ad un altro vengano chiuse le moschee, rimpatriati tutti coloro che puzzano di terrorismo e della sua apologia, bloccata l'immigrazione per pericolo di infiltrazioni terroristiche, figuriamoci. Vorrei soltanto che per una volta coloro che davano della puttana alla Fallaci e che oggi insultano ancora Feltri o Magdi Allam, si chiedessero se in qualche modo hanno sbagliato direzione.
Ponetevi questa domanda, io non chiedo altro. Magari proverete la paura che ho provato io e tornerete sui vostri passi chiedendo scusa.
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