L'Italia delle verità conosciute ma non condivise.
Siamo un paese dalle verità conosciute da tutti ma da pochi condivise, perché impongono una riflessione introspettiva che porterebbe a rivedere gli ultimi vent'anni di politica di cronaca politica.
Che Renzi sia un giovane pieno di buone iniziative e che abbia una parlantina disinvolta ed efficace con i disperati non si può negare, ma non dovremmo neppure negare che egli ha completamente fallito la missione che si è dato, che non ha raggiunto gli obiettivi che si era imposto e che l'Italia stia con le pezze al culo come, se non peggio, quando Renzi si limitava a dare lezioncine da Palazzo Vecchio. Questa è una verità innegabile, da accettare non perché faccia piacere dare contro al giovane Renzi, ma perché negarla vorrebbe dire fingere che egli stia facendo un buon lavoro e quindi farsi andar bene i suoi insuccessi.
Allo stesso modo gli si deve dar atto di alcune buone iniziative, anche se presentate con la fanfara e quindi poi rivelatesi ben più tenue, e sto parlando della riforma dell'articolo 18. In questo caso si nota perfettamente la maggior apertura mentale dell'ex sindaco di Firenze rispetto ai vecchi tromboni del suo partito, apertura dovuta ad un'età inferiore e ad una estraneità dal Parlamento italiano, non dalla politica però, in quanto sono vent'anni che egli bazzica Comune, Provincia e Regione rispettivamente di Firenze e della Toscana. Renzi ha proposto la riforma sostanziale di quell'articolo sciagurato che in pratica vieta ai datori di lavoro di licenziare i propri dipendenti, provvedimento da liberalizzare in un momento di crisi in quanto solo così un'impresa può realmente e drasticamente diminuire i propri costi ed evitare di chiudere. Anche questa è una verità condivisibile, perché si riscontra nella realtà di tutti i giorni, eppure la vecchia guardia del Pd di stampo Pci si oppone, con essi pure i sindacati rossi che ormai fungono da palla al piede al paese e non più come protettori dei lavoratori subordinati. Se non sbaglio, per primo fu Berlusconi a proporre l'abolizione o modifica dell'articolo 18, e sto parlando di oltre dieci anni fa, e la reazione dei signori rossi fu la stessa. Insomma da oltre dieci anni si parla di riforma del mercato del lavoro ed a causa di qualche mente retrograda niente è stato fatto, ed i soliti cervelloni attaccati al passato poi si lamentano se Merkel e Draghi ci danno lezioni su come modernizzare il nostro paese.
Saltando i palo in frasca, ma rimanendo sulle verità conosciute ma da pochi condivise, ricordo che alcuni illusti giornalisti e politici americano hanno rivelato pochi mesi or sono che la caduta dell'ultimo governo Berlusconi venne studiata a tavolino, che fecero parte del complotto anche italiani quali il Presidente Napolitano e che quindi la storia sull'emergenza finanziaria del 2011 era una balla utilizzata per coprire i giochi sporchi di questi politicanti. A me parrebbe più sensato interrogato il buon Napolitano su questo faccenda anziché rompergli le scatole per le intercettazioni che lo riguardano su una presunta trattativa tra Stato e Cosa nostra avvenuta all'inizio degli anni '90. Mi parrebbe più sensato chiedergli spiegazioni sulla caduta dell'ultimo governo Berlusconi perché questo era stato votato dal 47% degli aventi diritto e poi fatto cadere da pochi andando in barba all'articolo 1 della Costituzione ("la sovranità appartiene al popolo"). Mentre quella fantomatica trattativa è una panzana clamorosa, sia per l'assenza di un reato (non c'è collegamento tra ciò che sostiene l'accusa e il codice penale), sia per i duri colpi che lo Stato infierì alla mafia in quegli anni (vedi arresto di Riina e creazione del 41 bis) e sia per la presenza di Massimo Ciancimino tra i testimoni, ovvero un pataccaro numero uno. Eppure niente da fare, si chiede a Napolitano di dare conto di questa storia ormai morta e sepolta senza però dir pio sulla caduta di un governo che venne eletto dal 47% dei votanti.
Ieri nel tardo pomeriggio mi trovavo nella stazione di Milano centrale, stavo per montare sul treno quando sono stato spintonato da due donne zingare che scendevano dalla carrozza. A Firenze hanno risolto il problema dei borseggi sui treni fermi mettendo delle barriere all'inizio dei binari e facendo passare solo le persone munite di biglietto, ma figurati se il progressista Pisapia mette barriere per non far passare alcune persone ritenute pericolose. Non può prendere questa decisione logica e persino banale perché ad egli importa più la sua fama di sindaco accogliente, magnanimo, multiculturalista e politicamente corretto. Quindi lasciamo pure che chiunque monti sui treni fermi importunando e borseggiando i turisti, e preoccupiamoci più della costruzione di moschee in città che del disagio di migliaia di italiani senza un tetto sotto cui dormire.
Il nostro è realmente un paese vecchio, ma non per l'età anagrafica di chi lo governa, ma per la mentalità ottusa e faziosa di questi ultimi.
Non penso sia possibile risolvere problemi gravi come questa crisi economica se non siamo neanche disposti a riconoscere queste e molte altre verità conosciute da tutti ma da pochissimi condivise.
Che Renzi sia un giovane pieno di buone iniziative e che abbia una parlantina disinvolta ed efficace con i disperati non si può negare, ma non dovremmo neppure negare che egli ha completamente fallito la missione che si è dato, che non ha raggiunto gli obiettivi che si era imposto e che l'Italia stia con le pezze al culo come, se non peggio, quando Renzi si limitava a dare lezioncine da Palazzo Vecchio. Questa è una verità innegabile, da accettare non perché faccia piacere dare contro al giovane Renzi, ma perché negarla vorrebbe dire fingere che egli stia facendo un buon lavoro e quindi farsi andar bene i suoi insuccessi.
Allo stesso modo gli si deve dar atto di alcune buone iniziative, anche se presentate con la fanfara e quindi poi rivelatesi ben più tenue, e sto parlando della riforma dell'articolo 18. In questo caso si nota perfettamente la maggior apertura mentale dell'ex sindaco di Firenze rispetto ai vecchi tromboni del suo partito, apertura dovuta ad un'età inferiore e ad una estraneità dal Parlamento italiano, non dalla politica però, in quanto sono vent'anni che egli bazzica Comune, Provincia e Regione rispettivamente di Firenze e della Toscana. Renzi ha proposto la riforma sostanziale di quell'articolo sciagurato che in pratica vieta ai datori di lavoro di licenziare i propri dipendenti, provvedimento da liberalizzare in un momento di crisi in quanto solo così un'impresa può realmente e drasticamente diminuire i propri costi ed evitare di chiudere. Anche questa è una verità condivisibile, perché si riscontra nella realtà di tutti i giorni, eppure la vecchia guardia del Pd di stampo Pci si oppone, con essi pure i sindacati rossi che ormai fungono da palla al piede al paese e non più come protettori dei lavoratori subordinati. Se non sbaglio, per primo fu Berlusconi a proporre l'abolizione o modifica dell'articolo 18, e sto parlando di oltre dieci anni fa, e la reazione dei signori rossi fu la stessa. Insomma da oltre dieci anni si parla di riforma del mercato del lavoro ed a causa di qualche mente retrograda niente è stato fatto, ed i soliti cervelloni attaccati al passato poi si lamentano se Merkel e Draghi ci danno lezioni su come modernizzare il nostro paese.
Saltando i palo in frasca, ma rimanendo sulle verità conosciute ma da pochi condivise, ricordo che alcuni illusti giornalisti e politici americano hanno rivelato pochi mesi or sono che la caduta dell'ultimo governo Berlusconi venne studiata a tavolino, che fecero parte del complotto anche italiani quali il Presidente Napolitano e che quindi la storia sull'emergenza finanziaria del 2011 era una balla utilizzata per coprire i giochi sporchi di questi politicanti. A me parrebbe più sensato interrogato il buon Napolitano su questo faccenda anziché rompergli le scatole per le intercettazioni che lo riguardano su una presunta trattativa tra Stato e Cosa nostra avvenuta all'inizio degli anni '90. Mi parrebbe più sensato chiedergli spiegazioni sulla caduta dell'ultimo governo Berlusconi perché questo era stato votato dal 47% degli aventi diritto e poi fatto cadere da pochi andando in barba all'articolo 1 della Costituzione ("la sovranità appartiene al popolo"). Mentre quella fantomatica trattativa è una panzana clamorosa, sia per l'assenza di un reato (non c'è collegamento tra ciò che sostiene l'accusa e il codice penale), sia per i duri colpi che lo Stato infierì alla mafia in quegli anni (vedi arresto di Riina e creazione del 41 bis) e sia per la presenza di Massimo Ciancimino tra i testimoni, ovvero un pataccaro numero uno. Eppure niente da fare, si chiede a Napolitano di dare conto di questa storia ormai morta e sepolta senza però dir pio sulla caduta di un governo che venne eletto dal 47% dei votanti.
Ieri nel tardo pomeriggio mi trovavo nella stazione di Milano centrale, stavo per montare sul treno quando sono stato spintonato da due donne zingare che scendevano dalla carrozza. A Firenze hanno risolto il problema dei borseggi sui treni fermi mettendo delle barriere all'inizio dei binari e facendo passare solo le persone munite di biglietto, ma figurati se il progressista Pisapia mette barriere per non far passare alcune persone ritenute pericolose. Non può prendere questa decisione logica e persino banale perché ad egli importa più la sua fama di sindaco accogliente, magnanimo, multiculturalista e politicamente corretto. Quindi lasciamo pure che chiunque monti sui treni fermi importunando e borseggiando i turisti, e preoccupiamoci più della costruzione di moschee in città che del disagio di migliaia di italiani senza un tetto sotto cui dormire.
Il nostro è realmente un paese vecchio, ma non per l'età anagrafica di chi lo governa, ma per la mentalità ottusa e faziosa di questi ultimi.
Non penso sia possibile risolvere problemi gravi come questa crisi economica se non siamo neanche disposti a riconoscere queste e molte altre verità conosciute da tutti ma da pochissimi condivise.
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