Le battute finali
Pur consapevole della totale libertà che un parlamentare ha di cambiare casacca, partito o di uscire dalla maggioranza di governo, continuo a domandarmi se di questo diritto ne abusino per appagare desideri personali, regolare dei vecchi conti o per tentare la scalata al potere. Probabilmente il tradimento di Alfano, che in burocratese viene chiamato “assenza del vincolo di mandato”, rientra in quel calderone entro cui si ficcano ultimamente le questioni dette “morali”, del tipo le presunte scopate di Berlusconi, le telefonate della ministra Cancellieri o le risate beffarde del governatore Vendola. Il problema è la facilità con cui si inserisce qualsiasi minutaglia dentro il calderone, con l’unico risultato di mettere sul solito piano questioni diverse, sia per contesto e sia per responsabilità e sia per gravità. Si fa così per demonizzare l’avversario politico che non si riesce a far cadere democraticamente, ovvero sconfiggendolo alle urne. Sono metodi da regime celato però dietro le parole “Repubblica democratica”, quindi come dire, tutto è concesso perché alla fin fine facciamo parte dell’Occidente e tutti ci riconoscono come una grande democrazia. Facciamo ridere i polli perché se in Parlamento coloro che si dicono democratici lo fossero veramente, dovrebbero prima di tutto mantenere la parola data a noi cittadini, rispettare quindi la volontà del popolo che, a sto punto direi ingenuamente, gli ha dato la propria fiducia. Se fossero coerenti con sé stessi dovrebbe mandare a cagare la stabilità perché altrimenti andrebbero a farsi fottere nove, e dico nove, milioni di voti. Insomma c’è gente che ha votato il centro destra solo perché era tornato in campo il Cav, quindi tutta una mandria di gente si è ritrovata col culo su una poltrona imbottita di soldi e questi stessi credono di poterci dare a bere la filastrocca sull’importanza della stabilità governativa anche a scapito della libertà politica e personale di quello che li ha portati al comando, per mano, come si fa coi propri figli i primi giorni della scuola elementare. Nove milioni di italiani volevano loro e solo loro a governo grazie ad un preciso programma di riforme. Una volta vista l’impossibilità, non solo di attuare il programma, ma di far rispettare il desiderio degli italiani liberali, quindi di vedere Berlusconi attivo in Parlamento, l’esperimento delle larghe intese deve dirsi concluso, basta. E invece no, niente da fare, piena fiducia al governo che ha come immagine profilo le parole tasse e antiberlusconismo e come immagine di copertina la parola ingiustizia, scritta per altro a caratteri cubitali. L’invidia con un pizzico di idiozia ti porta ad accettare tutto questo. E veniamo all’aspetto morale della faccenda. L’immoralità di questo quadro generale, a parer mio grottesco, sta nel fatto che nove milioni di persone si sentono e si sentiranno traditi dai propri rappresentati in Parlamento. Tra tutte le porcherie che i potenti della Roma che conta possono fare, questa è la peggiore. E’ una messa in scena insultante per qualunque persona che abbia una visione minimamente etica del lavoro del politico. Il che non vuol dire alzare la voce solo per gli sperperi e le ruberie dei politici, ma appunto preservare con intelligenza la volontà del popolo, poiché quest’ultimo è sovrano. Oggi giorno sta accadendo il contrario, oddio ormai è vent’anni che assistiamo a questo indecoroso spettacolo, ma attualmente risalta maggiormente perché siamo purtroppo arrivati alle battute finali, che si concretizzano con il tradimento di Alfano, l’estromissione dal Parlamento del leader più popolare di sempre ed anche con la sua cattura, con l’affidamento ai servizi sociali, manco fosse il boss del malavita, una specie di Osama Bin Laden de’ noantri. Al momento è legittimo sentirsi fregati, o almeno io provo questa inquietante sensazione, ma la storia parla chiaro: chi tentò di sfidarlo colpendolo alle spalle ci lasciò le penne, ovvero raccattò alle successive votazioni politiche un misero zero virgola briciole. Il niente. Infatti queste sanguisughe da quattro voti e mezzo rappresentano il nulla più assoluto, perché neanche sanno mantenersi quel privilegio che un uomo, avventatamente, gli volle concedere ma che il popolo italiano a breve gli toglierà.
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